All’Expo di Milano mancano ancora un paio d’anni. Ma per un’azienda come Eurostands, leader in Europa nel settore degli allestimenti fieristici, la sfida è già cominciata da tempo. ASimone Rivaceo dell’impresa che ha realizzato il padiglione Italia delle edizioni 2005 e 2010, abbiamo chiesto di raccontarci come si stanno preparando alla grande manifestazione del 2015.
Mancano meno di due anni a Expo 2015. Come vi state preparando?
Direi al meglio delle nostre possibilità. Pur avendo alle spalle una discreta esperienza – da Siviglia 1992 a Shanghai 2010 – l’Expo di Milano per noi è una grande sfida. Daremo sicuramente il nostro contributo, augurandoci che la manifestazione possa servire a rilanciare l’economia del Paese.
Sarete presenti solo al padiglione Italia o anche in altri?
E’necessario fare una premessa.
Prego.
La maggior parte dei lavori verrà aggiudicata per mezzo di gare pubbliche, compresi quelli del padiglione Italia. Noi parteciperemo a queste gare impegnandoci al massimo per acquisire più padiglioni possibili.
E’ appena tornato dalla Cina: come stanno andando gli affari?
Bene. Siamo partiti nel 2006 e non possiamo certo lamentarci. Abbiamo continuità di lavoro, con picchi di attività più o meno intensi.
Chi sono i vostri clienti?
Abbiamo clientela italiana in diversi settori, dalla moda a case automobilistiche di primo piano fino ad aziende farmaceutiche leader nel mondo.
Dopo la Cina siete passati in India. Cosa può raccontare di questa nuova avventura?
Siamo in trattativa con un’azienda di allestimenti di Mumbai per avviare una partnership.
Com’è il mercato indiano?
Ha grandissime potenzialità. Molti brand famosi stanno investendo. Le aziende del nostro settore, quelle che si occupano di allestimenti e interior retail, sono però ancora agli inizi. Ecco perché una partnership locale ci permetterebbe di sviluppare velocemente del buon business e di trasferire parte del nostro know how al partner al quale ci legheremmo.
Eurostands è sempre stata proiettata all’estero. Non ci sono possibilità di sviluppo in Italia?
Da imprenditori non si può che essere ottimisti, a maggior ragione con un’Expo alle porte. Tuttavia non posso nasconderle che da noi il mercato è calato molto. La nostra azienda riesce a mantenere un buon fatturato grazie alla diversificazione della produzione.
La sua azienda attira designer di fama internazionale. Come nascono queste collaborazioni?
Spesso e volentieri è un rapporto di reciproca domanda.
Cosa intende dire?
Da un lato, per un’azienda come la nostra, che pure ha al suo interno il settore della progettazione creativa, è indubbio che potersi avvalere di designer famosi ne aumenta il lustro.
Dall’altro?
Per l’architetto di fama è stimolante lavorare con un’azienda vivace e dinamica come la nostra che, detto con grande umiltà, è comunque leader in Italia e in Europa nel suo settore.
Può fare un esempio?
Di recente abbiamo lavorato con un architetto italo-spagnolo per il padiglione del Kuwait. Per noi è stato un grandissimo onore, per lei è stato importante avvalersi della nostra capacità e della nostra esperienza. È vero che quando Eurostands chiama, la risposta di architetti e designer è sempre positiva.
La collaborazione con il Politecnico di Milano che frutti sta dando?
Diversi. Ad esempio, abbiamo partecipato assieme a gare impegnative che hanno avuto successo. Altre sono state utili perché ci hanno aperto nuove opportunità. Poi abbiamo diversi scambi di collaborazione.
Che tipo di scambi?
Ultimamente abbiamo avuto ottimi stagisti del Politecnico che dopo una fase di apprendistato sono stati inseriti in azienda. Periodicamente ci sono neolaureati che vengono da noi a farsi le ossa. Oppure professionisti che l’ateneo ci mette a disposizione per uno scambio di opinioni sui lavori che stiamo realizzando o per prepararci a gare. Infine, per fare delle ATI che ci danno maggiore forza progettuale e completezza di immagine.
Com’è oggi il vostro rapporto con Fiera Milano?
Le relazioni sono ottime, con Fiera Milano siamo in partnership. Dopo esserci ripresi il ramo d’azienda che avevamo ceduto, andiamo avanti nel massimo rispetto e con reciproca stima. Avendo potenzialità enormi, Fiera Milano sta cercando di acquisire nuove manifestazioni per permettere agli operatori italiani di uscire da una crisi che sta colpendo anche l’Europa. Auguriamoci che il settore possa presto risollevarsi, non solo per Eurostands, ma per tutte le aziende che ne fanno parte.
Su cosa puntate per il futuro?
Abbiamo diversi obiettivi. Innanzitutto l’impegno a internazionalizzare sempre di più l’azienda.
Dove pensate di ampliarvi?
Dopo Cina e India, nei nostri piani c’è il Brasile, dove pensiamo di avviare partnership, con uffici e branch. Siamo comunque sempre prudenti quando si tratta di avviare nuovi mercati all’estero: fare un passo troppo lungo, sarebbe molto rischioso.
Lascerete l’Italia?
Certamente no. Ma non c’è dubbio che l’estero rappresenta un’importante fetta del nostro fatturato. Per anni abbiamo avuto un buon business anche negli Stati Uniti, poi c’è stato un calo che per fortuna pare si sia fermato. Sempre per quanto riguarda l’estero, mi piace ricordare anche un altro importantissimo lavoro che abbiamo ultimato di recente in Azerbaijan, altro mercato in grande espansione.
Di cosa si tratta?
Di gran parte degli allestimenti del museo di Baku, progettato dall’architetto Zaha Hadid. Noi ci siamo occupati di quelli interni ideati dallo Studio Simmetrico di Milano.
L’estero è nel DNA della vostra famiglia.
Proprio così. È cominciato tutto con mio nonno che agli inizi si è mosso verso la Russia. Poi con mio padre la nostra realtà si è ampliata enormemente. Adesso ci siamo anche io e mio cognato che stiamo portando avanti l’azienda assieme a mio padre, cercando di stabilire alleanze che ci consentano di essere sempre più presenti sul mercato mondiale.