Oltre ad aver dato via libera al decreto sull’occupazione, ieri Palazzo Chigi ha deciso di rinviare a ottobre l’aumento dell’Iva che doveva entrare in vigore il 1° luglio. Per il vicepremier Angelino Alfano si tratta di “due gol” del Governo. A Leonardo Becchetti, Professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, abbiamo chiesto se nel caso dell’Imposta sul valore aggiunto si possa veramente parlare di un successo dell’esecutivo, visto che per coprire il mancato aumento verrà con tutta probabilità introdotta una nuova tassa sulle sigarette elettroniche.
È veramente un “gol” il rinvio a ottobre dell’aumento dell’Iva?
Assolutamente no. Perché sposta solo il problema in avanti.
Il miliardo per coprire il mancato aumento verrà recuperato con una tassa sulle sigarette elettroniche. Cosa ne pensa?
Dal punto di vista distributivo e di equità, spostare un aumento di tasse che avrebbe gravato su tutti su un bene che può essere discutibile, come la sigaretta elettronica, ci può stare. Se alla fine il saldo è lo stesso.
Si tratta comunque di una nuova tassa, non sono previsti tagli alla spesa.
Il problema fondamentale è che il Paese non riesce a trovare spazi per tagliare le tasse, né attraverso la via interna, tramite una riduzione della spesa pubblica, né per la via esterna, chiedendo all’Unione europea maggiori margini di manovra.
Che altri paesi hanno invece ottenuto.
Noi non li abbiamo nemmeno chiesti.
Abbiamo provato a ridurre la spesa con la spending review…
Che tuttavia non ha prodotto grandi risultati. Anche perché gran parte della spesa pubblica è incomprimibile, perché fatta dai salari dei dipendenti della Pubblica amministrazione. Abbiamo provato anche a ridurre i costi per i consumi intermedi. Ma anche su questo fronte, che sembrava più promettente, non pare che siano stati fatti progressi rilevanti.
Che senso ha una nuova tassa quando i consumi continuano a scendere?
Certo, questo è senz’altro preoccupante. Secondo l’Istat, l’anno scorso la domanda interna ha contribuito alla riduzione di 4 punti percentuali del Pil. Due sono stati poi recuperati con la performance delle aziende esportatrici.
Di fatto la domanda interna resta il vero problema.
Certo. Che può essere rilanciata solo se aumenta il potere d’acquisto delle famiglie. Ma non mi pare che in questo momento si stia andando in tale direzione. Mentre è quello di cui tutti abbiamo più bisogno.
Cosa succederà a ottobre: alla fine l’Iva aumenterà?
Le previsioni di decrescita stanno ulteriormente peggiorando. Quindi non vedo grandi margini di miglioramento. A meno che…
A meno che?
Non si riesca ad agire in maniera molto decisa su questi fronti, quello interno e quello esterno.