«Un rinvio dell’aumento Iva di tre mesi appena, per di più finanziato in larga parte con un aumento degli acconti dovuti a novembre sulle imposte sul reddito, è una misura che di certo preoccupa molto». Enrico Zanetti, deputato di Scelta Civica e Vicepresidente della Commissione Finanze della Camera, commenta così a ilsussidiario.net la recente decisione del governo di far slittare a ottobre l’aumento dell’Iva dal 21% al 22%. Una scelta a prima vista apprezzabile, se non fosse che questo “congelamento” arriva a costare circa un miliardo di euro, una cifra che dovrà necessariamente essere reperita in altro modo. Come? Oltre a un intervento sulle sigarette elettroniche, assoggettate a un’imposta del 58,5%, anziché del 21%, a novembre la misura degli acconti Irpef e Irap passa dal 99% al 100%, mentre quella dell’Ires dal 100% al 101%. Inoltre, per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013 e per quello successivo, il versamento di acconto dovuto dagli istituti di credito sulle ritenute viene fissato nella misura del 110%.
Onorevole Zanetti, quanto pesano questi rincari?
Non vi è dubbio che l’aumento degli acconti, quindi l’anticipazione al novembre 2013 dei versamenti che altrimenti sarebbero dovuti in misura più consistente a giugno 2014, determini un elemento di oggettivo svantaggio rispetto all’eventuale aumento dell’Iva che era stato pianificato.
Quali categorie di cittadini ne risentiranno maggiormente?
Soprattutto le partite Iva, quindi gli imprenditori individuali, i liberi professionisti, i soci di società di persone, vale a dire quei soggetti che tipicamente versano con il meccanismo degli acconti. La misura, invece, risulterà molto meno impattante sui lavoratori dipendenti per i quali sappiamo esservi il metodo delle ritenute ogni mese. Però, al di là di questi ragionamenti, credo vi sia un ulteriore aspetto di questa decisione che lascia veramente perplessi.
Quale?
Per trovare questo miliardo di euro e fare così un rinvio di tre mesi, già di per sé opinabile, è stata pensata un’operazione del genere che non è altro che una sorta di gioco delle tre carte con soldi che rientrano dalla finestra dopo essere usciti dalla porta. Vi è la tremenda impressione che sul fronte dell’azione per ridurre la spesa pubblica siamo ancora enormemente in alto mare.
Scelta Civica come ha reagito alle misure stabilite?
Al momento siamo oggettivamente perplessi, anche perché nel ministero dell’Economia Pd e Pdl hanno a suo tempo deciso, in modo molto fermo, di dividersi pariteticamente i ruoli lasciandoci fuori dal dicastero. Questo è avvenuto nonostante Scelta Civica abbia accettato di sostenere il governo, pur consapevole del fatto che le è stata riservata una rappresentanza nella compagine assolutamente inadeguata rispetto al suo peso e alle professionalità che può esprimere.
Cosa si aspetta quindi da Pd e Pdl?
Ci aspettiamo innanzitutto una maggiore capacità di elaborazione politica. Di rinvio in rinvio, infatti, a questo punto viene quasi da chiedersi se ci sia davvero un piano a medio termine: se fosse effettivamente presente sarebbe anche giusto scollinare questa fase così difficile con provvedimenti di questo tipo, ma se invece non vi fosse saremmo di fronte a provvedimenti pensati non per garantire la sopravvivenza del Paese, ma solamente quella del governo.
Dobbiamo aspettarci qualcosa dalla Commissione Finanze della Camera?
Abbiamo preso atto del rinvio e in Commissione proveremo sicuramente, con i mezzi e un osservatorio oggettivamente più limitato rispetto a quello che si può avere direttamente al ministero dell’Economia, a capire se è possibile trovare forme di copertura alternative, che riguardino possibilmente una riduzione della spesa. Questo per evitare di attuare un’operazione che, oltre a essere poco lineare, fa venir meno in partenza il senso stesso del rinvio dell’aumento dell’Iva.
In che senso?
Al netto delle ragioni di carattere politico, il rinvio dell’aumento dell’Iva ha come ragione pratica di non andare a deprimere ancora di più i consumi e non togliere quindi ulteriori risorse economiche ai cittadini. E’ però ormai evidente che questo obiettivo è fallito in partenza, cioè nell’istante in cui lo si finanzia togliendo per altra via risorse ai cittadini. Così come è strutturato, quindi, lo strumento centra l’obiettivo di spostare di tre mesi uno dei maggiori nodi dell’attuale dialettica politica tra Pd e Pdl, a cui noi ci sottraiamo perché la consideriamo inutile e strumentale, senza però risolvere il vero obiettivo, quello di lasciare una maggiore disponibilità economica nelle tasche dei cittadini.
Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ha detto che il governo punta a una proroga del rinvio dell’aumento dell’Iva fino a fine anno. Sarà effettivamente possibile?
Per arrivare a fine anno bisogna trovare un altro miliardo, o addirittura due, per cambiare la copertura attualmente stabilita dal governo. Il problema è che se il governo fatica già oggi a trovare questo tipo di soluzione, per un’opzione del genere non prevedo niente di buono. Tra Iva, Imu e Tares, ci sono ormai parecchi nodi da sciogliere, ma si sta avvicinando sempre di più il momento in cui non li si potrà più affrontare con la tecnica del rinvio.
(Claudio Perlini)