Ha dell’incredibile la storia di Emilio Missuto, 39 anni, imprenditore edile di Gela. La sua azienda è fallita, con conseguente licenziamento di cinquanta dipendenti, per il mancato pagamento di tasse e contributi pari a circa 37mila euro. Il problema, però, è che lo Stato gli deve ancora un milione di euro “per lavori realizzati, fatturati e mai liquidati”, come lui stesso ha raccontato ai cronisti. Tre mesi fa, Missuto ha iniziato uno sciopero della fame per protestare “contro uno Stato che esige puntualità nel pagamento delle tasse, ma lascia trascorrere anni per pagare i fornitori, riducendoli sul lastrico contro il mancato pagamento”, ma oggi ha deciso di interrompere il digiuno. Dopo novanta giorni, infatti, l’imprenditore ha perso trenta chili e le sue condizioni di salute non gli permettono di andare oltre. “Lo scorso giovedì – ha spiegato Missuto al Quotidiano di Gela – il prefetto di Caltanissetta Carmine Valente mi ha comunicato che l’intera documentazione sui pagamenti ancora non ricevuti verrà rivista direttamente dai tecnici del ministero”. “Adesso sono un indigente che ha ottenuto molta solidarietà solo da altri concittadini e dal prefetto Valente – ha aggiunto -. La mia rabbia, sia chiaro, non è rivolta contro chi amministra il sistema giustizia ma solo in direzione dei tanti errori che hanno contribuito a mettere sul lastrico quelli che un tempo erano i miei dipendenti”.



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