Consumi interni fermi, emorragia di addetti, aziende che chiudono, fatturati che calano. Comincia con le cattive notizie l’assemblea annuale di Assopannelli, l’associata di FederlegnoArredo che raggruppa circa 200 produttori di semilavorati destinati in gran parte all’edilizia e all’industria del mobile. E tocca proprio al presidente Paolo Fantoni mettere in fila una serie di cifre che davanti hanno tutte il segno meno. Inutile, tuttavia, insistere su questo fronte, dal momento che in sala ci sono solo imprenditori che conoscono bene questa realtà per averla vissuta in prima persona. Il clima cambia quando Fantoni accenna alle prospettive che si aprono per il settore. Innanzitutto l’internazionalizzazione: “Dobbiamo spingere l’acceleratore sull’export – dice – perché quello estero è un mercato recettivo”.
Ma quali sono i nuovi mercati? Medio Oriente, Nord Africa e Africa sub-Sahariana. Turchia, Egitto, Algeria, Marocco, Tunisia, Israele, Libia, Libano, Qatar, Angola, Arabia Saudita, Ghana, Nigeria, paesi molto diversi tra loro, ma che presentano aspetti molto interessanti. Dal punto di vista demografico sono in continua crescita; l’età media della popolazione raggiunge al massimo 30 anni (in Libano; mentre in Italia è 43); Pil procapite in aumento; import che in un settore come quello del legno arredo è cresciuto del 430% dal 2006 al 2012 (in Egitto). In sintesi, un mercato di 270 milioni di consumatori. E i primi risultati fanno ben sperare: finora, le missioni organizzate da FederlegnoArredo assieme all’Ice stanno dando buoni risultati con tanti “sold out” per le nostre imprese. Ma le buone notizie arrivano anche dall’Europa.
Nella Pac (Politica agricola comune) 2014-2020, Bruxelles prevede l’eliminazione del vincolo dei 24 mesi tra i cicli di piantumazione dei pioppeti. L’Unione europea ha inoltre deciso di includere i prodotti in legno fra quelli con maggiori proprietà di stoccaggio del carbonio, incoraggiando i governi a sostituire materiali ad alto consumo energetico con il legno. Infine, l’estensione del bonus fiscale sulle ristrutturazioni anche agli arredi. Ma ci sono anche nuove criticità. Pur avendo un patrimonio forestale di circa 11 milioni di ettari (pari al 36,2% dell’intera superficie nazionale), il nostro Paese è quello con il più basso grado di autosufficienza nell’approvvigionamento di materia prima legnosa in Europa.
La percentuale di utilizzo potrebbe quantomeno raddoppiare (50-55%) senza creare squilibri di carattere idrogeologico, considerando anche che la media europea è stimata attorno al 65-70%. «Sempre più frequentemente – spiega Fantoni – assistiamo al fenomeno di imprese austriache, francesi e slovene che vengono da noi ad acquistare lotti boschivi da cui ricavano legname di qualità che, dopo aver lavorato nelle proprie segherie, rivendono alle nostre imprese».
In Europa si registra anche un’altra difficoltà: la materia prima legnosa è notevolmente ridotta a causa del proliferare delle centrali a biomasse. Pertanto, è stato accolto positivamente l’emendamento proposto da due europarlamentari italiani (Giancarlo Scottà e Oreste Rossi) che escluderebbe dalle biomasse per la produzione di energia i prodotti forestali e altre tipologie di prodotti legnosi industrialmente o economicamente riutilizzabili o riciclabili per altri usi industriali. La recente decisione di chiudere l’impianto a biomasse di Tilbury nel Regno Unito (che consumava 2,4 milioni di tonnellate di legno all’anno) sembra andare proprio in questa direzione.