Si è tenuta ieri l’assemblea annuale di Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione delle imprese produttrici di macchine utensili, un settore che nel 2012 ha visto crescere la produzione dell’1,3% (4,82 miliardi di euro), con un record delle esportazioni (3,62 miliardi di euro), salite dell’11,1%. In effetti, è proprio l’export ormai la fonte di sostegno delle aziende, dato che il rapporto export/produzione è salito al 75% e i consumi interni sono scesi del 18,1%. Non è un caso quindi che nel 2012 l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione si sia confermata terza nella classifica degli esportatori. Anche se è risultata quinta nella graduatoria dei produttori, cedendo un posto rispetto all’anno passato, preceduta, di pochissimo, dalla Corea del Sud.
Commentando questi dati, Luigi Galdabini, Presidente di Ucimu, che ieri ha ospitato all’assise il suo omologo di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha spiegato come “oltre a dimostrare la capacità delle imprese italiane di ben presidiare le aree vicine e lontane, esprimono la profonda difficoltà in cui versa il mercato nazionale, la cui domanda di macchinari non riesce a ripartire. Un problema che riguarda non soltanto i costruttori di macchine utensili, ma tutto il sistema economico del Paese per il quale il mancato o scarso investimento in tecnologia di produzione significa arretramento del sistema manifatturiero a tutti i livelli della filiera produttiva”. Una situazione da non sottovalutare quindi, e che si spera possa essere in parte alleviata dal provvedimento di agevolazione degli investimenti in beni strumentali sul modello della Legge Sabatini che il governo ha inserito nel cosiddetto “decreto del fare”. A proposito di questa misura, Galdabini ha ricordato che occorre che “si acceleri la fase di finalizzazione, affinché i contributi stanziati siano adeguati alle reali esigenze e affinché essi siano già disponibili a partire dall’inizio del 2014. Viceversa, l’annuncio, cui non corrisponde l’operatività della misura, rischia di bloccare ulteriormente e posticipare l’acquisto di beni strumentali già pianificati in questa ultima parte dell’anno, in attesa che il provvedimento entri effettivamente in vigore”.
Per quanto riguarda l’anno in corso, le previsioni indicano una produzione che resterà stabile, con un calo delle esportazioni dell’1,8% e una diminuzione dei consumi interni del 4%. Soffriranno quindi molto le aziende che servono il mercato italiano, che vedranno le loro consegne scendere del 5,8%, mentre il rapporto export/produzione salirà al 76,5%. Probabilmente la gran parte dei prodotti finirà ancora in Cina, che nel 2012 si è confermato primo mercato di destinazione del made in Italy di settore, seguita da Stati Uniti, Germania, Russia, Francia e Brasile. E i dati del primo trimestre dell’anno sembrano confermare tale previsione, anche se le merci verso il gigante asiatico sono diminuite rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre sono aumentate quelle dirette in Russia.
In questa situazione, per il settore sarebbero utili delle misure in alcuni casi a costo zero. La prima è la liberalizzazione delle quote di ammortamento degli investimenti in mezzi di produzione, attraverso il quale le imprese utilizzatrici potrebbero ripartire le quote di ammortamento del bene acquistato in tempi liberi. “Tale provvedimento – ha ricordato Galdabini – non incide, nel medio termine, sulle casse dello Stato, poiché implica soltanto la traslazione degli incassi per l’erario”. Servirebbero poi più fondi per i mini-bond, di modo che le aziende possano rafforzare la loro struttura patrimoniale. Per questo il Presidente di Ucimu ha sollecitato Confindustria a spronare maggiormente gli investitori istituzionali.
Interventi servirebbero anche sul lato fiscale, con delle agevolazioni fiscali finalizzate a incentivare l’attività di innovazione . Basterebbe a questo scopo reintrodurre il credito di imposta per l’attività di ricerca e sviluppo, “come era previsto dalla legge 296/2006 – ha spiegato Galdabini – a patto che l’accesso al bonus sia liberato dal sistema di prenotazione telematica (click-day) assolutamente non premiante, oltre a ciò auspichiamo l’entrata in funzione del bonus per gli sgravi fiscali per le imprese che assumono personale altamente qualificato, approvato dal governo Monti”.
Infine, visto che l’export è così importante per il settore, ma rischia di rallentare nei prossimi mesi, bisognerebbe abbattere l’Irap sul personale per una quota pari al rapporto export/fatturato dell’impresa: una proposta che Ucimu ha già presentato lo scorso anno, ma che ancora non è stata presa nella giusta considerazione.