Ci sono momenti in cui non si riesce a comprendere se, di fronte a certi dati, c’è ancora spazio per riflettere o se, assolutamente, è necessario esclusivamente agire. L’indice degli ordini interni registrato da Ucimu (la rappresentanza del settore macchine utensili che sta alla base di ogni produzione industriale) nel secondo trimestre 2013 ha fatto regitrare un -21% rispetto al corrispondente trimestre 2012. Se poi constatiamo che, fatto 100 l’indice 2005, siamo ora a quasi 60 punti meno, un campanello, anzi un campanone, d’allarme deve suonare nella testa degli organi decisori italiani.
Se nel nostro Paese non si investe più in nuovi macchinari, nel giro di pochi anni tutte le nostre produzioni, ottenute con macchinari obsoleti, non saranno più competitive. In un Paese industrialmente forte, normalmente, il consumo interno della produzione di macchine utensili è pari al 50%. Oggi esso raggiunge a malapena il 20%.
Il Paese non può neanche “contare” sul fatto che le importazioni stiano sostituendo la nostra produzione. Infatti, sono i consumi a essere decisamente calati; nel 2000 l’Italia “consumava” il 23% delle macchine utensili che “circolavano” in Europa, la Germania il 32%. Le previsioni 2013 danno alla Germania uno share del 41%, all’Italia del 12%! Tutto questo sta a significare che: il nostro maggiore competitore europeo nel campo manifatturiero sta migliorando i propri contenuti tecnologici; lo stesso avanzamento lo stanno compiendo paesi di nuova capacità competitiva (Brics) e vecchi competitori come gli Usa. E l’Italia? Completamente ferma!
Penso alla tragicità della situazione del nostro Paese se questo fenomeno dovesse proseguire, anche nel breve termine; un arretramento ulteriore del manifatturiero, una delle poche risorse nazionali, porterebbe a conseguenze che non si vuole neanche pensare possano avvenire. Allora cosa fare? Le aziende utilizzatrici di macchine utensili, per cui tutto il manifatturiero e gli stessi produttori di macchine, in questo periodo di credit crunch, che sicuramente è l’ostacolo più grave per chi ha volontà di investimento, hanno bisogno di liquidità disponibile e sostegno alla loro domanda. Mettiamo allora in ordine i provvedimenti da adottare subitissimo:
1 – scrivere le regole affinchè il 10/01/2014 la “nuova Sabatini” possa funzionare e aumentare l’ammontare delle disponibilità economiche per il 2014, al fine di incentivare maggiormente gli investimenti;
2 – porre garanzie statali a vantaggio dei sottoscrittori di minibond, unica possibilità per le Pmi di superare questo momento di blocco del credito;
3 – studiare, rapidamente, la possibile introduzione di uno strumento come la Tremonti-ter che, riguardo agli investimenti in mezzi di produzione, ha dato ottimi risultati.
Le imprese hanno investito in innovazione migliorando sia i processi produttivi che i prodotti, ora lo Stato deve fare la sua parte. Preparare decreti del “fare” e non renderli subito operativi rende cattive anche le buone intenzioni: se si deve “fare”, facciamolo subito!