Molti si chiedono se credere o meno ai segnali di ripresa economica in Italia. Tale domanda ha senso perché non sono cambiate le condizioni sistemiche che hanno causato la gravissima recessione del mercato interno dal 2011 in poi: (a) aumento dei carichi fiscali diretti e indiretti che hanno ridotto il capitale disponibile per i consumi; (b) restrizione del credito, prima per il traino dell’inaffidabilità percepita al riguardo del debito italiano sul sistema bancario e sui suoi costi di raccolta del denaro, e poi per la massa di insolvenze dovute all’impatto recessivo che hanno seriamente scosso, e stanno continuando a farlo, i bilanci degli istituti; (c) rigidità negli accessi al lavoro, inasprita dalla legge Monti-Fornero, che riduce le opportunità occupazionali, in particolare per i giovani, e amplifica l’aumento della disoccupazione che è tipica conseguenza di una recessione; (d) depressione del mercato immobiliare e delle nuove costruzioni, che è uno dei motori principali del nostro sistema economico, a causa dei costi fiscali crescenti sugli immobili stessi e sull’incertezza di dove si fermeranno nel futuro; (e) calo dell’ottimismo di massa per lo shock  dovuto alla visione del devastante impatto recessivo e alla percezione che l’austerità sarà duratura.



Ma i numeri economici, dopo aver mostrato un picco recessivo nel marzo scorso, hanno cominciato a migliorare da maggio in poi, segnalando che la caduta del Pil stava rallentando. Cosa è successo? La parte degli attori economici che ha visto non realizzarsi i peggiori timori, cioè che è sopravissuta, ha ripreso a spendere, pur poco. La crisi del sistema bancario, anche se non risolta, non è peggiorata e le banche hanno ripreso a erogare credito, pur poco. Le aziende che esportano non sono mai andate in crisi e sono aumentate anche come reazione alla crisi del mercato interno.



Tecnicamente, la moderazione delle tendenze recessive dipende da un adattamento del sistema economico a condizioni che non peggiorano pur non migliorando. Tanto basta per interrompere la caduta del Pil in un’economia ancora fortissima come quella italiana (pur concentrata nel solo Nord) e farlo risalire di un po’, cosa che sta avvenendo in queste settimane.

Lo si chiami “rimbalzo”. Per  una vera ripresa bisognerebbe modificare le condizioni sistemiche depressive dette sopra. Probabilità? Il credito certamente migliorerà, ma non sono in vista riduzioni degli altri pesi sul mercato, pur il governo cercando di non aumentarli. Pertanto lo scenario 2013-14 ora più probabile è quello di ripresa molto lenta, senza riassorbimento della disoccupazione.



 

www.carlopelanda.com