La Besana spa di Mariano Comense è specializzata nella produzione di mobili di design. L’azienda, che nel 2013 compie 110 anni, è tra i fondatori del Salone Internazionale del Mobile. Per Alessandro Besana, che proprio oggi sarà al Meeting di Rimini per parlare di giovani e formazione, “noi italiani dobbiamo correre sempre più forte degli altri”. E sull’estero: «Guardiamo Londra. È un polo attrattivo, ci sono persone dei paesi emergenti che vanno ad abitare lì, comprano casa, l’arredano. E i developers hanno scommesso su quel mercato». Ai giovani invece dice: «Non siamo più mastro Geppetto. Oggi c’è molta tecnologia all’interno delle nostre aziende. Il nostro settore può diventare affascinate, come possono esserlo altri mondi della tecnologia moderna».



È appena rientrato dagli Usa, come vanno le cose per voi?

In maniera stabile e regolare. Il mercato Usa ci sta dando gli stessi risultati dell’anno scorso: non è in decremento, non è in crescita. Vorrei riagganciarmi a quello che dicevo circa un anno fa al suo giornale.

Prego.

In quell’intervista sostenevo che il tasso di cambio era sfavorevole per l’euro. A distanza di un anno posso confermare che la situazione non è cambiata. E questo non è un incentivo per il consumatore americano che intende acquistare un prodotto come il nostro.



Però state vendendo.

Vuol dire che il cliente statunitense, o americano in generale, predilige il nostro prodotto anche a scapito di un tasso di cambio sfavorevole. E questo si spiega solo con la qualità dei nostri prodotti. Certo, se l’Unione europea desse un’occhiata al tasso di cambio non sarebbe male…

In quali altri mercati esteri siete presenti e quali sono quelli che in questo momento tirano di più?

Ci sono i paesi dell’ex blocco sovietico; innanzitutto la Russia, poi Ucraina, Kazakistan, Azerbaijan, Armenia. Su quei mercati operiamo ormai da 15 anni e ogni anno facciamo investimenti.



In Italia è sempre tutto fermo?

Purtroppo sì. Vedremo ora come funzionerà la leva del bonus mobili.

Cosa vi aspettate da un’iniziativa come quella del bonus?

FederlegnoArredo si è impegnata molto. Purtroppo questo risultato importantissimo è arrivato solo adesso, mentre sarebbe dovuto arrivare almeno quattro anni fa. Tuttavia non sarà questo che risolverà i problemi. Il problema è l’economia italiana che deve tornare a essere positiva. Se non c’è una condizione di fondo positiva il bonus è salo un palliativo che durerà poco. Dopodiché il mercato tornerà in depressione come prima, se non addirittura peggio. Come è successo con gli incentivi per le automobili.

Cosa occorre?

Sarebbe il caso, forse, di studiare un piano strategico nazionale di più ampio respiro che ci porti a essere una nazione con il Pil in attivo e un’economia in crescita. Il bonus darà una boccata d’ossigeno a un paziente che non sta bene. Mentre bisogna fare in modo che il paziente torni a stare bene. Altrimenti è tutto inutile.

 

Ci sono già clienti che fanno acquisti da voi beneficiando del bonus?

 

Per il momento non ancora. Anche per motivi legati alla stagionalità delle vendite nel nostro settore.

 

In che senso?

 

Da noi, in Italia, i mobili in genere si vendono tra marzo e maggio e tra settembre e novembre. Non è colpa di FederelegnoArredo, ma che il bonus sia stato introdotto a fine luglio cos’ha comportato?

 

Lo dica lei.

 

Che abbiamo sì uno strumento che però per due mesi, comprendendo agosto, praticamente non è efficace. L’efficacia la vedremo a settembre.

 

A che punto è il polo formativo dei mestieri del legno arredo in Brianza di cui ci aveva parlato in quell’intervista?

 

Il polo parte a settembre. Ci sono sicuramente altre scuole del legno validissime, ma quella è la fucina dove ci impegneremo per formare gli operatori di qualità che in futuro lavoreranno nel nostro settore. Ce n’è assoluto bisogno. Perché l’azienda fa sì formazione, ma è una formazione basata sull’esperienza. Più la base teorica è alta, più l’esperienza porterà a raggiungere risultati sempre migliori.

 

Ricerca e innovazione: la Besana ha sempre investito molto su questo fronte e i risultati si vedono.

 

Nella ricerca costante, nell’innovazione così come nel design abbiamo i nostri punti di forza. Che sono anche le nostre difese.

 

In che senso difese?

Nel senso che non possiamo pensare di realizzare prodotti economici di massa perché in Italia abbiamo un fardello enorme – che è il costo della manodopera – che non ci permette di essere competitivi in nessun campo industriale, né in casa, né nel resto del mondo. Prendiamo ad esempio il nostro settore: ci sarà sempre una Turchia o una Polonia o una Cina che produrrà le stesse cose a minor costo. O un importatore che importerà questi prodotti a un prezzo più competitivo. Noi dobbiamo fare prodotti che altri non sono capaci di fare.

 

Ce ne sono, secondo lei? Ormai ci copiano tutto…

 

È proprio questo il punto: intanto che gli altri arrivano a copiare quello che facciamo oggi, noi siamo già andati avanti. Questo è il nostro destino, il nostro vantaggio e la nostra croce: noi dobbiamo correre sempre più forte degli altri.

 

Che prospettive avete per il futuro?

 

Dal punto di vista commerciale puntiamo a nuovi mercati esteri. Stiamo incrementando l’esportazione verso il sud-est asiatico e abbiamo iniziato un percorso di penetrazione del mercato cinese, in Corea, Giappone, Filippine e Malesia. L’altro obiettivo è l’America centrale e il Sud America, paesi come la Colombia che sta avendo uno sviluppo notevole ed è molto attiva economicamente. I nostri prodotti risultano interessanti, pertanto investiamo lì. In più continuiamo a rafforzare la nostra presenza sui mercati dove già operiamo: quello indiano, quello medio orientale e i mercati europei. Ce ne sono alcuni che soffrono meno di altri.

 

Ad esempio?

 

Mi viene in mente quello inglese. Per un motivo molto semplice.

 

Quale?

 

Guardiamo Londra. È un polo attrattivo, ci sono persone che vengono dai paesi emergenti e vanno ad abitare lì, comprano casa, l’arredano. Sono russi, mediorientali del Qatar, Arabia Saudita, cinesi, indiani, pakistani. Tutti paesi dove noi operiamo ormai stabilmente. Arrivano a Londra e vedono che c’è Besana e allora acquistano Besana perché la conoscono già perché c’è nei loro paesi d’origine. I developers, i costruttori edili hanno scommesso su quel mercato facendo leva su quella politica di attrazione. Nessuna città italiana ha adottato una politica del genere. E da noi il settore edile è in depressione e noi ne subiamo le concause.

 

Questa settimana sarà al Meeting di Rimini. Cosa si aspetta?

 

Parteciperò a un incontro sulla formazione. Devo dire che personalmente sono molto favorevole a questo tipo di incontri perché avvicinano i giovani al nostro mondo. Spesso il nostro mondo, il mondo del design viene associato a glamour e fashion. Ma a come si producono i mobili non ci pensa mai nessuno. Invece, da un punto di vista tecnico-tecnologico il nostro è un mondo che si è spostato molto in avanti.

 

In che senso?

 

Oggi per fare mobili si usano moltissimi materiali: vetro, acciaio, alluminio, compensati, diversi agglomerati di legno a seconda della funzione del mobile, dei meccanismi che vengono inseriti al suo interno, ecc. Oggi c’è molta tecnologia all’interno delle nostre aziende. Spiegare ai ragazzi tutto questo può diventare affascinate, come possono esserlo altri mondi della tecnologia moderna. Non siamo più mastro Geppetto.