Dove sono finite le colonie estive? Quelle file ordinate di bambini vestiti tutti uguali al mare o in montagna? Quei sorrisi birichini e le divise stirate nelle foto in bianco e nero? La società odierna sembra essersi dimenticati del concetto di svago e tempo libero, di queste vacanze limitate agli under 14, che sono anche le uniche conosciute da molti nati negli anni 50 e 60.



Quando si pensa alla colonia estiva si ritorna direttamente con la mente al boom economico, alla nuova organizzazione aziendale forte del welfare e alle possibilità offerte da grandi società italiane nell’ambito di una politica “illuminata” e assistenzialista tipica degli anni 60; ma in tempi di crisi tutto cambia e, anche se ce ne sarebbe molto bisogno, gli unici che riescono a mantenere qualcosa di simile, che spesso va sotto il nome di “campo estivo” e succede (però) in città, sono alcuni fortunati Comuni. Questi, avendo disponibilità, decidono di investire un po’ di fondi per rendere meno disagiate le vacanze di molte famiglie costrette dalla crisi incessante a rimanere a casa.



Nel contesto sopra riportato sono rimaste in poche le aziende che hanno rispolverato la tradizione della colonia e che, nell’ambito di una particolare attenzione al dipendente e al suo benessere, riescono a offrire soggiorni in località costiere o alpine. Una di queste è Eni, forte di una tradizione nel campo che risale fino al patron Mattei, promotore delle vacanze estive per i figli dei dipendenti e sponsor di strutture rimaste storiche come quella di Corte di Cadore, disegnata dall’architetto, urbanista e designer Edoardo Gellner e di quella di Cesenatico, pensata in stile razionalista (modello Le Corbusier) da Giuseppe Vaccaro.



L’estate scorsa (2012), per esempio, sono stati 300 i ragazzi di età compresa tra i 15 e 16 anni, figli di dipendenti Eni, che hanno partecipato ai “soggiorni tematici”, una vincente iniziativa incentrata sull’apprendimento della lingua inglese. I campus estivi in città, invece, rivolti a bambini e adolescenti tra i 4 e 16 anni, hanno registrato 390 partecipanti, mentre le vere e proprie colonie estive hanno visto la partecipazione di 1.119 bambini presso la struttura di Cesenatico ed altri 728 presso la struttura di Piani di Luzza. Quest’anno, sono stati accolti nell’edificio di Cesenatico anche 20 bambini provenienti dalle famiglie problematiche e dagli orfanotrofi dello Yamalo-Nenets, regione siberiana dove Eni detiene tre licenze esplorative e produttive; occasione, questa, che ha offerto una possibilità di scambio interculturale con i bambini italiani, oltre che di svago e approccio al territorio per i piccoli più disagiati. E che dà modo al termine “colonia” di riprendere nuova vita.