Da qui al 2015 Cassa depositi e prestiti metterà a disposizione risorse per 95 miliardi di euro. Serviranno per anticipare i crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pa, per rilanciare le infrastrutture e per sostenere l’internazionalizzazione delle Pmi. Per Fabio Picciolini, dirigente in pensione di Banca Italia, la vera novità è però un’altra. Si tratta della decisione di Cdp di creare un fondo per l’emissione «di mini bond corporate, da pochi milioni, per finanziare le Pmi».
Tutto questo attivismo di Cassa depositi e prestiti lei come lo interpreta?
È sicuramente un segnale importante. Cdp, che è fuori dal perimetro pubblico – anche se in parte di proprietà del Ministero delle Finanze – in questo modo si sta equiparando alle grandi società europee, come la tedesca KfW o la Caisse des Depots francese. Senza incidere sul debito pubblico, darà un po’ di fiato alle imprese, rimborsando quei crediti che da decenni vantano nei confronti dello Stato.
Da qui al 2015 si prevede un’iniezione di 95 miliardi di euro a favore di enti pubblici e territorio, infrastrutture e per il sostegno all’internazionalizzazione delle nostre Pmi. Tutti settori chiave per la ripresa, no?
Sì. Credo e spero tuttavia che almeno una parte dei fondi destinati alle infrastrutture non vada a finanziare le grandi opere che tutti sappiamo – basta pensare al Ponte sullo Stretto – vanno a decenni di distanza. Forse danno un po’ di lavoro, ma prima di avere un ritorno lo Stato deve attendere tempi lunghissimi.
Cosa andrebbe privilegiato secondo lei?
In Italia abbiamo tantissime, ma veramente tantissime piccole opere infrastrutturali sospese. Pensiamo a quante scuole disastrate ci sono nel nostro Paese! E parlando di scuole parliamo del nostro futuro. Pensiamo a quante autostrade manca l’ultimo ponte. Potrei andare avanti con esempi di questo tipo per almeno una dozzina di argomenti.
Non si rischia di disperdere risorse in mille rivoli che poi è difficile controllare?
Si tratta di opere per le quali non servono miliardi di euro, al massimo 5 o 6 milioni. Sono opere già cantierate, quindi non ci sono problemi per partire con i lavori. Questo potrebbe essere un modo per creare occupazione, ma soprattutto per dare una soluzione immediata ai problemi di quei territori. Non ce l’ho con il Ponte sullo Stretto, ma, se mai verrà fatto, potrebbe dare i suoi effetti tra 20-30 anni. Quelle di cui parlo, danno risultati immediati.
La Cdp ha ribadito il suo impegno a favore del Mezzogiorno, che nel triennio avrà a disposizione 20 miliardi.
Questo è fondamentale. Sono convinto che se ripartiremo lo faremo dal Mezzogiorno. Che ha enormi forze, anche imprenditoriali, non solamente turistiche. Al Sud c’è imprenditoria sana. E, più c’è presidio del territorio, meno trova spazio l’imprenditoria criminale e la criminalità organizzata. Attenzione però.
A cosa?
Non facciamo ecomostri. Perché non solo deturpano il territorio, ma perché poi occorrono soldi anche per buttarli giù. Ma nel board di Cdp è stata presa anche un’altra decisione a mio avviso molto importante.
Quale?
Quella di creare un fondo per l’emissione di mini bond, piccole obbligazioni bancarie, corporate, da pochi milioni, 5, 6 o anche di più, per finanziare le Pmi.
Di cosa si tratta?
Oggi purtroppo il sistema bancario dà poco credito e quel poco che dà lo concede a breve termine e quindi a tassi elevati. Invece, con quei 5 milioni di Cdp una Pmi sana acquista macchinari, investe in ricerca e via dicendo. Se assieme alle cose che abbiamo detto prima, Cdp comincia a fare, come fanno all’estero, cose di questo tipo, cioè un fondo per consentire l’emissione di piccoli prestiti azionari da parte delle Pmi, sarebbe un passo avanti per recuperare quel ruolo che abbiamo perso negli ultimi 7-8 anni.