Vesoi (acronimo di vetrerie soffiate per illuminazione) nasce nel 1981 come azienda di commercializzazione. Negli anni Novanta inizia la produzione di apparecchi per illuminazione, coniugando innovazione e rispetto dell’ambiente. Per creatività e competenza è diventata riferimento privilegiato per architetti e light designer. Nel 2001 ha dato vita al “Progetto Vesoi” che coinvolge persone diverse per età ed esperienza, unite dalla voglia di innovare e dalla passione per la luce. Negli ultimi anni al progetto si sono uniti alcuni studenti della seconda università di Napoli. A conferma del desiderio dell’azienda di aprirsi al territorio in cui opera. Per Mario De Rosa, titolare dell’azienda, aver mantenuto il carattere artigianale è stata la chiave del successo.
Come sta andando l’attività? Si sente la crisi?
La crisi non ci esclude, pur avendoci solo sfiorato ci ha permesso di fare riflessioni e quindi scelte che ci fanno ben sperare per il futuro.
Quali scelte?
Quelle confermate dall’ultima Euroluce: la forte attenzione alla qualità, prodotti dai contenuti essenziali e il rapporto qualità/prezzo in linea con i tempi.
Ripercorrendo brevemente la storia di Vesoi si scopre che tra il 2000-2001 c’è stato un passaggio chiave: da azienda artigianale siete passati a industria. Avete perso o guadagnato qualcosa?
L’obiettivo era quello di dimensionare l’azienda a un esigente mercato in crescita. Questo ci ha consentito di guardare con più attenzione al mercato europeo.
Però avete conservato il carattere artigianale.
Certo, ed è nostra convinzione che sia oggi buona parte del nostro successo, guardando la grande riproducibilità dei nostri prodotti, per poter produrre e offrire per capacità e vocazione quelli che definiamo i “solo per te” (MTO).
La vostra azienda è sempre molto attenta all’evoluzione delle tendenze. Come fate a stare al passo coi tempi?
La nostra sensibilità aziendale si è arricchita nel tempo del contributo degli studenti della Seconda Università di Napoli. Da cinque anni facciamo uno stage formativo con gli allievi della facoltà di Architettura. E in questi anni si è affermato un gruppo di lavoro che noi chiamiamo simpaticamente “Progetto Vesoi”.
Di cosa si tratta?
Alcuni studenti che hanno frequentato lo stage si sono poi fermati a lavorare da noi. Il gruppo che si è creato trae ispirazione dalla vecchia lampadina, il bulbo, che noi difendiamo in maniera strenua, anche rispetto alla direttiva che l’ha mandata in pensione. Il valore simbolico di quell’oggetto per noi non verrà mai meno.
Le vostre creazioni sono sempre cariche di ironia.
L’ironia ci accompagna ed è anche molto apprezzata, la si ritrova spesso anche ludicamente espressa in alcuni dei nostri prodotti; “con la luce giochiamo seriamente”.
Come si arriva a un prodotto come il vostro?
La sorgente al centro del nostro progetto, tanta cura nei piccoli particolari, attenzione ai dettagli costruttivi, e ricerca con sorgenti alternative
Un’azienda come la vostra deve fare i conti con il risparmio energetico: si riesce a tenere insieme estetica e consumi ridotti?
Certo anche in considerazione del fatto che gli apparecchi si riducono di dimensione pur implementando le prestazioni. E un nuovo progetto è sempre stimolante
Vi conoscono all’estero?
Sì, dal 2001-2002 siamo presenti su alcuni mercati stranieri. Prima quelli dell’Europa, come Francia, Spagna, Inghilterra, Germania; adesso anche in altri paesi, come Nuova Zelanda, Israele, Dubai, Australia, Canada. All’estero queste tipologie di prodotto sono poco presenti.
Su cosa puntate per il futuro?
In quest’ultimo anno stiamo investendo sulla nostra presenza in rete e su alcune importanti fiere europee. Ma soprattutto vogliamo continuare a produrre oggetti di design, con semplicità, che è ancora il problema più difficile da risolvere come insegnava Munari. Vogliamo che i nostri prodotti continuino a essere immediatamente riconoscibili, perché il prodotto che è riconoscibile poi ha anche una continuità nel mercato. Pensi che abbiamo in catalogo articoli che produciamo da 18 anni!