Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, studia una soluzione per la Riva Acciaio, proprietaria dell’Ilva di Taranto. Oltre alla nota vicenda giudiziaria relativa ai danni ambientali dello stabilimento pugliese, la Procura di Taranto ha aperto un procedimento per problemi di solvibilità relativa all’intero Gruppo Riva. Dopo il sequestro ordinato dai pm, Riva Acciaio ha minacciato di mettere in mobilità 1.400 addetti. Il ministro Zanonato sta pensando di aggiungere un articolo al Codice di Procedura Penale per estendere i poteri del commissario consentendogli di utilizzare i soldi dell’azienda, e impedire così la messa in mobilità degli operai. Ilsussidiario.net ha intervistato Aristide Police, professore di Diritto amministrativo all’Università Tor Vergata di Roma.



Professor Police, ci aiuti a capire la sostanza dell’intervento normativo proposto dal ministro Zanonato.

La modifica del Codice di Procedura Penale proposta dal ministro Zanonato non riguarda l’Ilva di Taranto ma gli altri impianti del gruppo Riva Acciaio. La riforma non riguarderebbe cioè l’estensione dei poteri di Enrico Bondi, commissario dell’impianto Ilva di Taranto, bensì del commissario giudiziale nominato dal tribunale per la gestione del patrimonio dei Riva. La ragione di questo intervento normativo si giustifica con la decisione dell’azienda di mettere in cassa integrazione i dipendenti di tutti gli altri stabilimenti.



Quindi in questo caso la riforma non ha nulla a che vedere con l’Ilva?

Si tratta di due questioni diverse, anche se riguardano sempre i beni della famiglia Riva. Dal punto di vista strutturale si tratta di impianti diversi, dipendenti diversi e procedure diverse. Quello che riguarda l’Ilva è un commissariamento straordinario legato a problemi ambientali e giuridici connessi a essi, quello per gli altri stabilimenti è un commissariamento dovuto a difficoltà di gestione conseguenti al sequestro giurisdizionale.

Ritiene che la proposta del ministro Zanonato possa aiutare a risolvere i problemi di Riva Acciaio?



Le difficoltà di Riva Acciaio saranno risolte non dalla modifica normativa, ma dalla definizione dell’accertamento giurisdizionale. A dichiararlo è stato lo stesso ministro Zanonato, secondo cui “questo rimedio normativo è utile a tutelare il valore aziendale dei compendi di proprietà della famiglia Riva in attesa di un accertamento giurisdizionale in essere nei confronti degli azionisti”.

Quindi la modifica del Codice consentirebbe una soluzione soltanto provvisoria?

Certo, perché è una soluzione normativa che incide sui poteri di un commissario giudiziale. Quest’ultimo esercita solo in via provvisoria le caratteristiche funzioni di ausiliario del giudice, curando strumentalmente e provvisoriamente la continuità della gestione dei beni aziendali con riferimento ai processi giurisdizionali in corso.

 

Perché il ministro Zanonato ha parlato della sua proposta con il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio?

Perché i procedimenti giurisdizionali in corso sono stati avviati dalla Procura di Taranto. La separazione sta nell’oggetto della misura normativa, che riguarda la gestione del custode giudiziario il quale gestisce i beni che non comprendono lo stabilimento di Taranto. A suo tempo sono già state preparate una serie di misure legislative volte a risolvere la gestione dello stabilimento dell’Ilva che ha problemi diversi, in modo tale che si abbiano anche delle soluzioni per le procedure amministrative in essere come l’Aia e le misure di salvaguardia ambientale.

 

Ora invece di quali provvedimenti si tratta?

Questa nuova misura del ministro Zanonato riguarda i poteri del custode giudiziale su beni diversi dall’Ilva. Che poi l’origine delle vicende, o meglio l’accertamento giurisdizionale delle responsabilità penali degli azionisti, sia la causa sia dei problemi dello stabilimento di Taranto sia degli altri impianti, questo è un altro discorso.

 

Per Marco Bentivogli della Fim-Cisl, il commissariamento di Riva Acciaio è “una scorciatoia inutile”. Che cosa ne pensa di questa affermazione?

Il commissariamento esiste già e non è certo disposto dal ministro Zanonato, ma dall’autorità giudiziaria. Non è quindi una “scorciatoia”, ma una misura presa nella legittima indipendenza dei magistrati. E’ legittimo che la Cisl sia contraria a determinate scelte dei giudici, rientra nel diritto di critica di associazioni e singoli cittadini, anche se eventuali critiche riguardano la scelta non tanto del ministro quanto del giudice. Viceversa, la proposta di ampliare i poteri del commissario giudiziale è una scelta che nelle intenzioni del ministro Zanonato serve a rafforzare i poteri del commissario per evitare che questa soluzione temporanea sia di danno ai compendi aziendali. Ciò quindi nell’interesse sia degli azionisti, soprattutto nel caso in cui dall’accertamento giudiziario dovessero risultare non responsabili, sia delle altre parti in causa.

 

(Pietro Vernizzi)

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