«La proposta del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, di modificare il Codice di Procedura Penale per andare incontro ai problemi di Riva Acciaio riempie un grave vuoto normativo. Il nuovo articolo 243 ter fornisce la risposta più adeguata a un problema che spesso manda in rovina immobili o società per mancanza di strumenti legislativi». Ad affermarlo è l’avvocato Oreste Dominioni, ex presidente dell’Unione delle Camere Penali e professore di Diritto processuale penale all’Università degli Studi di Milano. Ieri Zanonato si è incontrato a Roma con un rappresentante della famiglia Riva, il custode giudiziario Mario Tagarelli e il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. Dopo il sequestro dei beni del gruppo Riva Acciaio ordinato dalla Procura di Taranto, gli imprenditori hanno minacciato di mettere in mobilità 1.400 dipendenti. Il ministro ha proposto di trovare una soluzione con una modifica ad hoc del Codice di Procedura Penale.
Avvocato Dominioni, che cosa ne pensa della proposta del ministro Zanonato?
La proposta consiste nell’inserimento di un nuovo articolo nella disciplina del Codice di Procedura Penale sui sequestri. L’articolo 243 ter riguarderà il sequestro di strutture di attività produttive, rispetto a cui l’attuale normativa non consente di fornire risposte adeguate.
Quali sono i problemi della normativa attuale?
Secondo la normativa attuale, il giudice dispone il sequestro di un bene e nomina un custode giudiziario, il quale ha poteri di gestione molto limitati soprattutto nei confronti dei mezzi finanziari che siano stati bloccati. Non è quindi una norma che si presti a consentire che una struttura produttiva continui a svolgere la sua attività pur nel rispetto delle esigenze proprie del sequestro, senza che vi sia un soggetto nominato dal giudice che possa disporre anche dei mezzi finanziari necessari.
In che modo la modifica proposta da Zanonato risolve questi problemi?
Il nuovo articolo 243 ter risolve questi problemi che sono generali e riguardano tutti i casi in cui si sequestrano attività produttive che non possono essere assoggettate alla procedura penale del commissariamento. Se c’è soltanto un custode giudiziario, queste aziende sono destinate a morire perché un custode giudiziario non è un gestore di attività ma provvede soltanto alle necessità di ordinaria amministrazione come il mantenimento del bene. Anche nel caso di sequestri di immobili il custode giudiziario ha poteri limitati e spesso questi immobili finiscono in rovina in modo molto visibile. La nuova norma affronta quindi un problema ampiamente sentito, risolvendolo correttamente e prevedendo la nomina di un amministratore che disponga dei mezzi finanziari per gestire la società.
Quindi il nuovo articolo del Codice di Procedura Penale non risolverebbe solo i problemi di Riva Acciaio, ma anche quelli di altre aziende che si trovano in situazioni simili?
Sì. Il sequestro giudiziario con l’affidamento alla figura del custode finisce per ibernare il bene sequestrato. Se si tratta di un bene che per sopravvivere abbia bisogno di essere gestito, come nel caso di un’acciaieria, poiché il custode giudiziario non ha i poteri per farlo le conseguenze a livello occupazionale possono essere molto gravi.
Quali qualità dovrà avere questa nuova figura di amministratore prevista da Zanonato?
Dovrà essere una figura nominata dalla politica ma che ha delle qualità di imprenditore.
La nuova norma dà una risposta anche ai problemi dell’Ilva?
No. Nel caso di Ilva c’è un commissariamento, e quindi c’è chi è già in grado di gestire l’impianto siderurgico dal punto di vista imprenditoriale. Il problema riguarda i casi in cui il sequestro abbia colpito quelle società che non sono commissariate, e che quindi saranno affidate a un custode giudiziario.
La riforma proposta da Zanonato consente soltanto una soluzione provvisoria?
Sì, in quanto una volta che è tolto il sequestro la nuova figura di amministratore ipotizzata con l’articolo 243 ter cessa le sue funzioni e tutto ritorna nelle mani degli organi sociali che gestiscono normalmente l’impresa. Questi ultimi a quel punto dovranno provvedere a reperire i finanziamenti necessari e ai conferimenti da parte dei soci per capitalizzare la società secondo le sue esigenze.
(Pietro Vernizzi)