Eurozona e Italia sono a rischio di deflazione, ma gli indici di Borsa salgono. Il mercato azionario sta scontando in anticipo una ripresa forte in prospettiva dell’economia? No, nel 2014 la ripresa sarà poca e lenta in Europa, lentissima e pochissima in Italia (crescita del Pil attorno allo 0,7%). La crescita degli indici borsistici in America, inoltre, sta raggiungendo i limiti in relazione ai valori reali delle aziende quotate. In sintesi, lo scenario in materia presenta fenomeni anomali e fa temere una futura (macro)instabilità. Infatti, gli attori finanziari stanno scrutando l’orizzonte con questo pericolo in mente. È reale?



Le Borse europee hanno ancora spazio di crescita prima di “andare in bolla” perché sono rimaste a lungo sottovalutate a causa della crisi di fiducia sull’Eurozona del 2011 e suoi strascichi. Le Borse americane, le più importanti perché trainano, facendo da riferimento, tutte quelle del mondo sono quasi “a tetto”, ma possono contare su ancora almeno due anni di costo del denaro quasi a zero. Tale condizione, oltre che a rendere poco profittevoli i rendimenti dei titoli di Stato, permette di prendere a prestito enormi masse di denaro per impiegarle in investimenti rapidi e profittevoli.



Nulla come una Borsa in ascesa promette e permette profitti elevati e veloci. Pertanto, probabilmente con meno effervescenza degli ultimi anni, in America ci sono le condizioni, anche sostenute da una buona crescita reale, per la tenuta della fase ascendente dei mercati azionari, un ciclo che ormai dura dal marzo 2009, e quindi globali. Bisogna aggiungere, inoltre, l’interesse degli Stati a continuare una ripresa trainata dalle Borse perché altri tiraggi non ce ne sono.

Infatti, l’ascesa dei valori azionari in questi anni è stata forzata via “pompa di capitale”: le banche centrali, in particolare quella americana e più recentemente la giapponese, hanno inondato di liquidità il mercato finanziario e questo ha cercato profitti, appunto, nelle Borse, così trainando la ripresa delle aziende. Lo stesso fenomeno spiega perché siano scesi gli spread tra titoli di debito italiano e tedesco: non per virtù italiana, ma per pompa globale di capitale.



Il punto: questo traino finanziario della ripresa ha sostituito l’incapacità dei governi di stimolare l’economia reale, durerà ancora un po’, ma non tanto, e quindi entro 18-24 mesi la crescita finanziaria e quella reale dovranno convergere o se no la prima senza base andrà in bolla e poi in sbolla. L’America ce la farà, ma Eurozona e Italia non sono ancora in linea verso questo appuntamento.

 

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