Da oggi più di 450 aziende italiane del settore legno arredo animeranno i Saloni WorldWide di Mosca, dove cercheranno di consolidare la loro presenza in un mercato che vale un miliardo e trecento milioni di dollari (tale è il valore delle esportazioni del settore legno-arredo in Russia). Numeri di tutto rispetto se si considera che la crisi ucraina è lontana da una soluzione e gli embarghi messi dal Cremlino ad alcuni generi di prodotti occidentali continuano. Putin ha confermato la sua presenza al vertice euroasiatico in programma questa settimana a Milano, ma il futuro prossimo delle relazioni tra Mosca e Occidente è tutto da scrivere. Non quello del rapporto tra i russi e il design italiano – fortunatamente non interessato dall’embargo – che, stando ai numeri ogni anno crescenti della manifestazione fieristica di Mosca, è più che promettente, come conferma il Presidente di Federlegno Arredo Eventi Roberto Snaidero.



Circa 450 aziende saranno presenti ai Saloni WorldWide di Mosca. Un numero sorprendente visti i rapporti tesi con la Russia… Non temete che i vostri sforzi potrebbero essere vanificati dall’estensione dell’embargo al vostro settore?

A oggi non si possono fare previsioni. Certo, la situazione è difficile ma noi andiamo a Mosca fiduciosi di poter proporre qualcosa che avrà successo.



Ma com’è la situazione in fiera a Mosca?

Ho appena telefonato: mi dicono che il clima è tranquillo. Certo, la situazione, in generale, tra crisi economica e tensioni internazionali è pesante. Ne ho parlato con il ministro Guidi e il ministro Alfano.

Cosa ha detto loro?

Qualche giorno fa sono stato a Roma, in occasione della richiesta di rinnovo del bonus mobili, e ho voluto sensibilizzare sull’importanza di sostenere il nostro settore, facendo presente che le nostre sono medie e piccole imprese, molte sono imprese familiari: padre, madre, figli, collaboratori vivono tutti lì sul territorio. Le esportazioni verso la Russia sono vitali per queste aziende. E non abbiamo la possibilità dei grandi gruppi che, avendo sedi in diversi paesi, possono mandare le merci in Russia da posti che non sono sotto embargo.



E i numeri non sono indifferenti…

L’anno scorso abbiamo esportato in Russia per un miliardo e 300 milioni di dollari, il 10% di tutte le esportazioni italiane verso quel Paese. Al ministro Guidi ho fatto presente che bisogna considerare le perdite in prospettiva, non solo quelle direttamente riferibili all’embargo: i nostri prodotti su quel mercato verranno rimpiazzati dai prodotti cinesi, turchi, copie dei nostri a basso prezzo.

C’è chi propone di superare l’embargo trattando direttamente con il Cremlino…

Non sono d’accordo, penso che così faremmo solo del caos. Io credo nelle istituzioni. Avrei dovuto incontrare l’ambasciatore italiano a Mosca, ma lui sarà qui a Milano per il vertice a cui prenderanno parte Putin e Poroshenko, alla ricerca di una soluzione politica per la crisi ucraina… Sono questi incontri e il lavoro delle diplomazie che vanno incrementati per risolvere le cose. Non sono un politico, ma senza dialogo non vedo via d’uscita.

Senza contare, come diceva prima, i danni economici…

Relazioni concrete e positive tra paesi sono favorite anche dagli scambi commerciali. Il dialogo conviene a tutti. A Mosca l’embargo sta creando molti problemi: sostituire ipso facto i fornitori non è la cosa più semplice, considerando che lì il libero mercato ha una storia recente.

 

Ci dia un’idea di quello che succederà a Mosca…

La novità quest’anno è che, accanto al Salone del mobile che propone come sempre una vasta gamma di prodotti – mobili per la casa, per l’ufficio, complementi, tessile, illuminazione, imbottiti, ecc. -, sarà inaugurato il primo MADE expo WoldWide di Mosca a cui parteciperanno le aziende che si occupano di architettura di interni, quindi ampliamo a tutto il settore di porte, finestre, pavimenti, rivestimenti.

 

Quindi non cambia niente, anzi raddoppia?

Ho voluto il MADE expo, che naturalmente è stato programmato prima della crisi ucraina, per dare un segnale alle imprese del nostro settore, molte delle quali non ha mai preso parte a una fiera all’estero: visti i problemi sul mercato interno, dobbiamo muoverci e aprirci anche fuori. È facile dire “esportare”, ma bisogna anche avere la struttura per poterlo fare. È a questo punto che la Federazione s’inserisce per aiutare quelle aziende che hanno bisogno di sostegno per poterlo fare.

 

E cos’altro cambierà vista la situazione?

Il Salone da sempre richiama in fiera operatori e visitatori anche dai paesi limitrofi. Vedremo come sarà quest’anno la partecipazione. Avevamo programmato di dare assaggi di Made in Italy che andassero oltre al nostro settore, con iniziative culturali extrafieristiche, ma abbiamo deciso di rinunciarvi. Non so cosa troverò, ma vado con un’aspettativa positiva. Credo che le aziende italiane usciranno soddisfatte da questa esperienza, sempre in un quadro generale pesante, ma avremo il nostro risultato.

 

Cosa la rende certo?

La Russia è un mercato molto ricettivo per i prodotti italiani. Lo si può vedere anche dai visitatori russi che ogni anno vengono al Salone di Milano. Sono affamati di Made in Italy, sanno apprezzare quello che facciamo e quello che siamo.

 

Cosa apprezzano di più?

Devo dire che, mentre i nostri competitor adattano i loro prodotti al mercato russo, noi portiamo i nostri prodotti come sono. Loro amano quello che amiamo noi. Il nostro design esprime stili diversi, presentati nei diversi padiglioni del Salone. Il classico è quello che va per la maggiore, il moderno sta crescendo moltissimo con i giovani.

 

Che bilancio si sente di fare per i dieci anni del Salone di Mosca?

Posso dire che sono stati dieci anni di successo crescente. La vera sfida è quella che stiamo vivendo adesso, non per ragioni interne al settore o al mercato. D’altra parte il Made in Italy come eccellenza del prodotto italiano sta consolidando una sua immagine sui mercati internazionali. È un’opportunità che le nostre aziende e il Paese non possono perdere.

 

(Silvia Becciu)