Molti si chiedono se il sistema mondiale delle Borse continuerà il ciclo discendente mostrato nelle ultime settimane o se tornerà a crescere. Dal 2009 le Borse sono spinte dal capitale a basso costo pompato dalle Banche centrali, quella americana (Fed) più di tutte. Le Banche centrali volevano far trainare da Borse crescenti la ripresa dell’economia reale e ci sono riuscite.



Nell’estate 2014 sono iniziati i dubbi sulla continuazione della “pompa di capitale”, in sincronia con l’evidenza che i valori delle azioni, pur non ancora in bolla, stavano allontanandosi dalla realtà. Pertanto gli attori “guida” in tale settore del mercato hanno preso una posizione caratterizzata da due criteri: (a) comunque far scendere le Borse allo scopo di conquistare un nuovo spazio di risalita; (b) determinare il pavimento della discesa e lo spazio di rialzo in base alla continuazione o meno della “pompa di capitale” da parte delle Banche centrali.



Il crollo della scorsa settimana è stato causato dal timore che nel momento in cui la Fed ridurrà la “pompa di capitale”, la Bce non aumenterà la propria, facendo così diminuire la massa di liquidità complessiva che sostiene la crescita delle Borse. In sintesi, il mercato ha percepito il rischio che non via sia una staffetta tra Fed che deve iniziare a rientrare da una politica monetaria iper-espansiva, per evitare squilibri, e Bce che, invece, deve avviarla.

Un problema è che la Bce ha molti più limiti statutari e politici (opposizione tedesca) della Fed nel pompare liquidità. Ma quello principale è la percezione di dubbi da parte della Fed sul che cosa fare. Questi due fattori combinati hanno, appunto, determinato il crollo e l’incertezza sia sul pavimento della discesa, sia sullo spazio e i tempi di rialzo.



Cosa succederà? La Fed ha il terrore di far crollare le Borse e quindi manterrà il più possibile, cosa che ha iniziato già a comunicare venerdì scorso, la pompa di capitale, cioè il costo del denaro a zero, forse riprendendo perfino l’acquisto di titoli di Stato. Quindi è probabile che le Borse si riprendano presto, dopo qualche turbolenza speculativa residua. Ma tale posizione della Fed interromperebbe il rialzo del dollaro contro euro riducendo la speranza di ripresa nell’Eurozona e quindi inducendo una crisi regionale che poi potrebbe diventare globale.

Bce e Fed dovrebbero accordarsi urgentemente sulla staffetta e sul cambio dollaro-euro, cosa finora non avvenuta, per dare più stabilità alla ripresa e meno volatilità al ciclo borsistico globale. Ciò determinerà la durata e la quantità del prossimo rialzo dei corsi azionari.

 

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