Si è da poco conclusa a Mosca la decima edizione dei Saloni WorldWide, l’esposizione del settore casa e arredo italiano, punto di riferimento per il mercato russo e per i paesi limitrofi. La crisi economica e quella politica ucraina non hanno reso le cose facili, ma gli imprenditori italiani non sono venuti meno all’appuntamento e gli operatori russi non si sono fatti attendere: 526 aziende (454 italiane e 72 straniere provenienti da Australia, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Repubblica Ceca, Portogallo e Spagna) hanno incontrato 40.483 tra operatori e giornalisti.
Nello stesso contesto è stato inaugurato il Made Expo WorldWide, dedicata all’architettura di interni e alle finiture, naturale completamento dei prodotti della filiera abitare. Roberto Galli, Presidente del Gruppo Italserramenti e Consigliere del Gruppo finestre di FederlegnoArredo, era a Mosca per il Made con i due figli che guidano l’azienda insieme a lui. Dal 1998 in provincia di Brescia producono serramenti in legno, legno-alluminio, legno-vetro strutturale e solo vetro. Settantacinque dipendenti, 15 milioni di euro di fatturato. Hanno retto alla crisi e non hanno perso nessun lavoratore, ma per andare avanti non possono più fare a meno dei mercati esteri: Azerbaijan, Svizzera, Francia e ora Russia. Perché comunque, «anche nel ciclismo la differenza si fa in salita»…
Com’è andata questa prima volta del Made Expo WorldWide a Mosca?
Il riscontro è stato estremamente positivo, considerando che era la prima esperienza di Made e della nostra azienda a Mosca. Al Made l’affluenza è stata contenuta, ma buona dal punto di vista qualitativo.
Il momento non era certo dei migliori…
Considerando il fatto che la crisi è forte anche là, che il rublo ha perso molto e la paura che l’embargo venga esteso anche al nostro settore, quello ottenuto è un bel risultato. Le persone erano molto interessate, si fermavano, guardavano con attenzione, facevano domande… Un costruttore di Mosca per convincerci a fare un rilievo nei giorni della fiera in un suo appartamento in centro è venuto a prenderci in hotel la mattina presto e ci ha riportato in fiera non prima di averci portato nel più bel caffè di Mosca.
Che tipo di clienti sono venuti?
Dealer, agenti, importatori e tanti architetti oltre che costruttori e interior design. Provenivano da Mosca, San Pietroburgo, Uzbekistan, Kazakistan, Armenia e dalla lontana Siberia. Il loro apprezzamento su qualità, tipologia e gamma del prodotto italiano è davvero notevole.
Tutto rose e fiori?
Quello che dobbiamo dimostrare con tanta foga all’estero è che non siamo solo molto bravi nel design, ma anche seri, competenti e preparati. Il fatto che passiamo per degli improvvisatori non rende giustizia a quello che valiamo. Ho visitato tutti gli stand presenti a Mosca: c’erano fior di prodotti proposti da fior di aziende, alcune in difficoltà solo per il fatto di essere italiane. Alcuni architetti ci hanno detto che cercano prodotti tedeschi perché le aziende tedesche sono più serie, più affidabili. È una cosa che mi fa arrabbiare perché non è così. Paghiamo un’immagine Paese negativa.
Forse qualcosa per meritarci questa fama l’abbiamo fatta…
Un prodotto è prestante o non lo è. Il design non è solo design, i nostri prodotti sono anche tecnici, performanti. Non dimentichiamoci poi che il cliente italiano è molto esigente: questo obbliga comunque le aziende a migliorarsi sempre. E veramente sulla qualità dei prodotti abbiamo poco da imparare… Un po’ per la cultura della casa e del costruire a regola d’arte e un po’ per la crisi che ha portato tanti a investire in qualità.
C’è voluta la crisi allora per farvi scoprire che il mondo stava cambiando e andava avanti?
Se la crisi ha un pregio è quello di obbligare a mettere in discussione quello che si fa per migliorare su tutti i fronti. Chi ha resistito alla crisi è perché ha investito in qualità, formazione, tecnologia e performance del prodotto.
È ciò che ha fatto con l’Italserramenti?
Sì, esattamente. Infatti, abbiamo rinnovato tutti i prodotti e spinto su tutti i fronti per reggere l’impatto della crisi.
E com’è andata?
In Italia siamo riusciti a resistere in maniera egregia: non abbiamo perso fatturato dalla crisi del 2008. Abbiamo perso marginalità: prima facevamo utili eccezionali, ora facciamo pari o poco utile. Se guardo ai miei clienti nel 2007-2008 oggi farei -70%: questo è il mercato in Italia.
Invece?
È stato decisivo allargare il nostro raggio d’azione spingendoci, da principio, oltre la Lombardia, fino al Centro Italia. E poi andando all’estero: Azerbaigian, Svizzera, Francia…
Lei è anche consigliere per la sua area in FederlegnoArredo. Dal suo punto di osservazione, può dire che le aziende si stanno muovendo per andare all’estero?
Credo che adesso non ci sia scelta. Snaidero e tutta la Federazione stanno facendo un lavoro eccezionale per portare la cultura dell’export nelle nostre aziende. Ha convinto anche chi come me a sessant’anni ha dovuto prendere su la valigia e affrontare un mondo che fino a ieri era Milano, Bergamo, Brescia, Verona…
È stata dura quindi?
In realtà ha prevalso l’entusiasmo per la novità. Ricominciare, rimettersi in discussione, ricostruire, ripartire è bello.
Speriamo sia contagioso…
Abbiamo i prodotti, abbiamo la voglia, l’entusiasmo. Dobbiamo solo farci conoscere, ma non è facile con poche risorse. A chi a Mosca si è lamentato perché si aspettava più gente dicevo: quelle persone erano interessate e dobbiamo soddisfarle, questo è l’importante. Se partiamo in salita tutto poi sarà più facile. Fino al 2008 abbiamo avuto anni in cui bastava esserci per vendere, per dare lavoro. Anche nel ciclismo la differenza si fa in salita: lì devi tirare fuori tutto quello che hai dentro. E ripeto, se non lo facciamo non ne usciamo. Abbiamo provato a votare destra, sinistra, centro, sopra, sotto. Ma quello che serve davvero è tirarsi su le maniche.
(Silvia Becciu)