A ottobre 2014 l’indice sulla fiducia delle imprese italiane è salito a 89,3 dall’86,9 di settembre, rispetto a un valore di riferimento pari a 100 che corrisponde alla fiducia nel 2005. Il clima migliora in tutti i settori, dal commercio al dettaglio alle costruzioni, dal manifatturiero ai servizi di mercato. Un dato che contrasta con l’indice Ifo relativo alla Germania, con un livello di ottobre che si attesta sui 103,2 punti contro i 104,7 della precedente rilevazione. Ne abbiamo parlato con il professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison.



Come si spiega il miglioramento del clima di fiducia delle imprese italiane?

Usciamo da un’estate che aveva registrato un temporaneo appannamento di tutta una serie di fattori economici ed era in parte caduta la stessa fiducia nei confronti del Governo. Il mese di agosto era stato una doccia fredda che sembrava aver gelato gli entusiasmi dopo le elezioni europee. Ottobre al contrario sembra essere improntato al recupero.



Perché?

La riforma del mercato del lavoro, la fermezza dimostrata dal Governo, lo scontro con i sindacati, e infine una manovra di cui si è discusso per tutto il mese, hanno portato a un probabile miglioramento delle aspettative delle imprese.

Quali sono state le conseguenze della finanziaria?

La legge di stabilità conferma il bonus da 80 euro e rende possibile ricevere il Tfr in busta paga. Il segnale di queste due misure per il commercio è che prima o poi si tratta di somme che entreranno in circolo. D’altro canto il taglio sulla componente lavoro dell’Irap è stata accolta dagli stessi imprenditori, e in modo particolare da Confindustria, in modo molto positivo, come un sogno che si avvera.



Come vede il confronto tra Italia e Germania, anche in relazione ai dati Ifo?

La Germania è un Paese molto esposto al commercio internazionale, che ha subito più di chiunque altro le conseguenze della crisi russo-ucraina. L’export tedesco in questo momento non sta andando particolarmente bene. Ordini, esportazioni e produzione industriale ad agosto sono andate male, i primi dati di settembre a loro volta non sono stati particolarmente positivi. Gli indici di fiducia sono in negativo, e soprattutto il dato Ifo è in calo per il sesto mese consecutivo.

Che cosa desta maggiore preoccupazione da parte delle imprese tedesche?

La preoccupazione delle imprese tedesche nasce soprattutto dalle tensioni che ci sono sui mercati internazionali e per quanto riguarda l’export verso gli stessi Paesi dell’Eurozona. La deflazione che attanaglia tutti, Germania esclusa, è un elemento di preoccupazione che è stato rimarcato pesantemente anche dal Fondo monetario internazionale e su cui la stessa Bce, pur non utilizzando la parola deflazione, mostra apprensione come denotano le ultime analisi dell’Eurotower. È uno scenario in cui la Germania è penalizzata nelle aspettative degli imprenditori perché è molto più esposta dell’Italia nell’export. Il nostro Paese d’altro canto sta mostrando a sua volta difficoltà a esportare in Russia, ma che sono compensate dalle vendite negli Stati Uniti.

 

Che cosa ne pensa invece dei risultati degli stress test della Bce sulle banche?

Depurati dagli interventi già attuati nel 2014, i risultati degli stress test non possono che rassicurare le famiglie italiane. Gli stessi stress test su Monte dei Paschi e Carige sono negativi solo nell’ipotesi che si verifichi uno scenario estremo e ai limiti dell’assurdo. Come ha precisato la Banca d’Italia, gli stress test sono datati al 2013, e restano quindi solamente due banche con dei problemi ipotetici. Monte dei Paschi e Carige hanno avuto problemi soprattutto di cattiva gestione, ma possono facilmente trovare con operazioni di mercato una stabilizzazione e un rilancio.

 

(Pietro Vernizzi)