«I dati sul Pil di Italia, Francia e Germania nel terzo trimestre 2014 saranno una nuova doccia gelata, alla fine dell’anno toccheremo il fondo e dal 2015 l’economia riprenderà lentamente a crescere». Sono le previsioni del professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, dopo che Moody’s nel rapporto “Global Macro Outlook” ha pubblicato un dato decisamente ambiguo, in cui si afferma che l’anno prossimo il Pil dell’Italia oscillerà tra un -0,5% e un +0,5%.



Qual è la reale situazione dell’economia nel nostro Paese?

Le forbici non sono particolarmente di aiuto per chi vuole capire. Anziché il dato di Moody’s preferisco guardare le previsioni puntuali come quella dell’Ocse (+0,2%), della Commissione Ue (+0,5%), del Governo italiano (+0,6%). Ciascuna di queste istituzioni ormai hanno asciugato all’osso le previsioni per quanto riguarda la dinamica di crescita del nostro Paese.



Che cosa si aspetta per l’Eurozona nel suo complesso?

Venerdì quando usciranno i dati sul Pil nel terzo trimestre sarà un’enorme doccia gelata per l’Eurozona. Francia, Germania e Italia andranno male, dopo avere già registrato dei dati negativi nel secondo trimestre. Il terzo trimestre 2014 è stato sconvolto dalla crisi geopolitica russo-ucraina, dalla caduta degli indici di fiducia della Germania ai minimi storici e da una paralisi di ordini e di scambi.

Quali saranno le conseguenze?

L’intera Eurozona è completamente ferma e questa situazione continuerà fino a fine anno. Il 2014 passerà alla storia come l’anno delle disillusioni. L’Italia pensava di ripartire e non lo ha fatto, la Germania pensava addirittura di innestare la quarta e invece arranca.



Il 2015 sarà un altro anno di recessione?

Personalmente non sono così pessimista. La speranza è che nel 2015 possa riprendersi almeno in parte la domanda interna dei Paesi europei. Fondamentale sarà il programma di investimenti da 300 miliardi di euro, che non è ancora stato confermato. Le misure attuate dal governo Renzi inoltre richiederanno tempo prima di estrinsecare i loro effetti. Per il 2015 non mi aspetto quindi un Pil che cresce in modo dirompente, anche se all’inizio dell’anno prossimo l’economia andrà comunque un po’ meglio rispetto al 2014.

Perché secondo lei il 2015 sarà l’anno della svolta?

I 10 milioni di italiani che hanno messo da parte gli 80 euro, accumulando risparmi, potranno probabilmente fare qualche spesa in più. La stessa situazione occupazionale sta arrivando al punto di svolta. Verso la fine del 2014 avremo un momento in cui ci sarà una stabilizzazione definitiva per quanto riguarda la disoccupazione. Fino a giugno l’occupazione stava ancora scendendo nei servizi e nelle costruzioni, mentre nell’industria e nell’agricoltura aveva già ripreso da diversi trimestri. Stiamo arrivando al punto in cui si tocca il fondo per quanto riguarda la perdita di posti di lavoro anche nei servizi e nelle costruzioni. A meno di eventi catastrofici, non mi aspetto quindi un calo del Pil italiano nel 2015.

 

Le elezioni anticipate potrebbero determinare questo effetto negativo?

Francamente non penso che andremo a elezioni anticipate, ma se anche si dovesse concretizzare questa ipotesi molto dipenderà da come ci si arriverà. Se saremo in uno scenario di maggiori certezze, il voto può anche essere un impulso per l’economia. A contare piuttosto è il fatto che La legge di stabilità arrivi in porto e che l’Ue non frapponga ulteriori ostacoli. Grazie a un margine sia pur minimo di flessibilità, l’Italia ha potuto prefigurare una rosa di interventi positivi. Mi riferisco alla stabilizzazione degli 80 euro, all’eliminazione della componente lavoro dell’Irap e all’impulso alle assunzioni attraverso la leva fiscale.

 

(Pietro Vernizzi)