E se alla mole di adempimenti a cui un’impresa deve dare seguito – che comprendono già quelli comunitari – si sommassero anche le normative extraeuropee? Un aggravio non da poco per le piccole imprese in un momento di crisi. Eppure c’è chi pensa che ne valga davvero la pena per salvaguardare una materia prima tanto preziosa come il legno: una materia che, oltre a essere «nobilissima, protagonista dell’evoluzione artistica, urbanistica, tecnologica dell’umanità, non inquina, dura nel tempo ed è inesauribile, se le foreste sono ben gestite», come sottolinea Piero Luvisoni, amministratore delegato della G. Luvisoni & Co., piccola azienda familiare friulana (17 addetti), che acquista legname soprattutto da Stati Uniti e Africa, lo lavora (taglio, evaporazione, essiccazione) e lo vende in Italia e all’estero, direttamente o semilavorato in pannelli e pavimenti.
“Eco-compatibilità e lotta all’illegalità sono due cose diverse, ma collegate” – dice ancora Luvisoni – “in molte parti del mondo ci sono legnami tagliati illegalmente, trafugati, commercializzati per finanziare conflitti”. E, mentre gli operatori legali sono tenuti a procedure di rispetto dell’ambiente e ad attività di rimboschimento, non accade lo stesso per chi è fuori controllo.
Per capire la portata del problema è utile ricordare che approssimativamente 50 milioni di persone vivono in foreste minacciate da disboscamento illegale e dipendono dalla stabilità di queste aree forestali; l’Italia dipende per oltre l’80% del fabbisogno nazionale di legname dall’estero, può essere, quindi, facilmente esposta al rischio di immettere internamente materiale di provenienza illegale; la Banca Mondiale ha stimato che il taglio illegale comporta la perdita, a livello mondiale, di circa 10 miliardi di euro all’anno per l’industria legale e i proprietari forestali; circa il 20% dei gas a effetto serra è causato dal degrado e dallo sfruttamento irresponsabile delle foreste.
Per questo l’Unione europea ha emanato il Regolamento UE 995/2010 (chiamato Timber Regulation, entrato in vigore in Italia nel 2013), con cui intende impedire il commercio di legno illegale nei Paesi membri. Per prima nel Nord-Est e terza in Italia, la G. Luvisoni & Co. ha recentemente ricevuto il marchio “LegnOK”, certificazione di adempimento della legge europea, rilasciato da Conlegno, il consorzio delle associazioni nazionali di categoria (tra cui FederlegnoArredo) riconosciuto dall’Ue come organismo di controllo.
Come tiene a precisare Anna Teresa Luvisoni (sorella di Piero e figlia di Giuliano, fondatore e presidente dell’azienda), che ha curato direttamente tutto l’iter, «il lavoro per ottenere il marchio è stato lungo e impegnativo. Tanto è stato fatto e tantissimo c’è ancora da fare».
Qual è stata la difficoltà maggiore?
Soprattutto all’inizio non era chiaro come si doveva procedere. Inoltre, siamo stati pionieri in molti dei paesi in cui ci riforniamo e non è stato semplice orientarsi nella marea di carte proveniente da tutto il mondo. La legislazione non solo è diversa da Paese a Paese, ma a volte cambia tra regione e regione all’interno dello stesso Paese. Alcuni nostri fornitori sono aziende multinazionali, altri sono piccole imprese che non avevano idea di come muoversi. Tutti comunque erano restii a dare informazioni sulle catene di approvvigionamento.
Concretamente, la legge cosa vi chiede di fare?
In qualità di “operatori” dobbiamo tenere un registro con il nome dei fornitori (e dei clienti commercianti), in modo da garantire la tracciabilità dei prodotti dalla fase del taglio e dobbiamo chiedere ai nostri fornitori di metterci a disposizione le autorizzazioni rilasciate dai loro governi per il taglio degli alberi.
È un grande lavoro di relazione…
Sì, d’altra parte, la relazione umana è un aspetto che ha caratterizzato fin dall’inizio il lavoro della nostra azienda, impostato da nostro padre, su rapporti umani diretti, con fornitori e clienti. Comunque alcuni fornitori hanno ancora difficoltà ad accettare queste richieste. Non è un lavoro semplice neanche per loro, occorre molta volontà di collaborare.
Siete stati aiutati?
È una materia vasta che ha bisogno di aggiornamenti legislativi continui a cui una singola azienda non riesce a star dietro da sola, ma ha bisogno alle spalle di un’organizzazione di supporto. Oltre che dall’ente certificatore (la Vireo), siamo stati aiutati dalla Federazione (FederlegnoArredo) che ci ha sensibilizzato prima dell’entrata in vigore della legge. È stata una collaborazione reciproca, noi siamo stati supportati dal Consorzio e pensiamo di aver offerto anche know-how, utile a tutti.
A Piero Luvisoni chiediamo: il tema della legalità è sentito dalla gente?
Le persone sono sempre più informate e sensibili, riceviamo sempre più richieste dai nostri clienti di garanzie, non solo sulla qualità, ma proprio sul fatto che i prodotti che comprano dalla nostra azienda non abbiano una provenienza illegale e che siano stati trattati secondo tutti i requisiti di legge.
Sua sorella ha accennato a qualcosa della vostra storia aziendale. Vuole dirci qualcosa in più?
Nostro padre iniziò negli anni Cinquanta a commercializzare legname con la vicina Austria; nel tempo il mercato si è evoluto, le esigenze sono cambiate, i mercati si sono ampliati, abbiamo iniziato a guardare sempre più lontano, a proporre tipi di legnami diversi e l’offerta è diventata più ampia per soddisfare la richiesta di mobilieri, corniciai, arredatori, serramentisti, parchettifici. In più di cinquant’anni di vita conoscenze e competenze crescono e la passione per il legno contagia tutta la famiglia.
Tutto il lavoro per adeguarsi alla normativa europea è capitato in un momento di crisi. Come ve la siete cavata?
Abbiamo passato degli anni molto difficili come tutto il settore, legato all’arredo e all’edilizia che come sappiamo, in Italia, è fortemente in crisi. Abbiamo dovuto ridimensionarci, ma nel contempo ci siamo razionalizzati ed evoluti. Abbiamo messo attenzione doppia al rapporto con la clientela (il problema dei pagamenti è stato tra i più onerosi) e abbiamo selezionato maggiormente le nostre fonti di approvvigionamento.
A che scopo?
Oltre che per escludere i fornitori meno affidabili, anche per mantenere una qualità elevata. Il legno è una materia prima unica, le sue caratteristiche di qualità, colore, fibra dipendono molto dal luogo in cui cresce. Quindi, il primo step per avere garanzie sulla qualità è una buona selezione delle fonti.
Ora come sta andando il mercato?
Ci troviamo sempre in una situazione delicata e non vedo segni di miglioramento nel breve periodo. Le difficoltà del nostro Paese, d’altronde, sono note e non agevolano di certo il lavoro delle piccole imprese.
Qual è il grande vantaggio dell’utilizzo del legno?
Innanzitutto è un prodotto ecologico. Poi, se le foreste se sono ben gestite, come di fatto lo sono nella stragrande parte del mondo ai giorni nostri, garantiscono una disponibilità illimitata di questo materiale, a differenza di altre materie che sono scarse in natura o non si rigenerano con la stessa facilità. Sono dei vantaggi non da poco. Il legno non inquina, dura nel tempo ed è inesauribile.
Lei parla di legno anche come protagonista dell’evoluzione tecnologica…
Nel tempo il legno è stato utilizzato per costruire prodotti e strutture sempre più sofisticate con tecnologie sempre più avanzate. Oggi si costruiscono case anche di 15 piani fatte esclusivamente di legno. Nel contempo le lavorazioni meccaniche – anche di semplici componenti di arredo o oggetti di arredamento – sono fatte con strumenti sempre più sofisticati che rendono possibile ottenere forme e dimensioni che prima erano impensabili.
(Silvia Becciu)