A quasi venti anni dalla sua prima edizione, l’Artigiano in Fiera continua a stupire. Nonostante la lunga recessione, nonostante la disoccupazione record appena certificata dall’Istat (13,2% complessiva e 43,3% quella giovanile), nonostante un insieme di zavorre burocratiche, normative e fiscali di proporzioni gigantesche, il nostro piccolo artigianato non cessa di mostrare una capacità di tenuta straordinaria.



Certo, non mancano le difficoltà: secondo i dati elaborati da Confartigianato, in Italia la perdita di valore aggiunto cumulata in volume è stata più accentuata in quei settori dell’economia reale in cui vi è una maggiore presenza di imprese artigiane: ad esempio, nei sei anni tra il III trimestre 2007 e il III trimestre del 2013, il settore manifatturiero ha registrato un calo del valore aggiunto del 17,3% e le costruzioni addirittura del 26,5%, settori in cui lavorano poco meno dei due terzi (65,2%) degli addetti dell’artigianato italiano. E complessivamente, nello stesso periodo, il valore aggiunto dell’economia con la composizione dell’occupazione delle imprese artigiane scende del 15,4%, un ritmo quasi doppio del -7,8% per totale dell’economia.



Eppure, a vedere la qualità dei prodotti che anche quest’anno vengono mostrati e scambiati negli spazi espositivi di Rho, la crisi sembra lontana. Grazie ai più di 3mila espositori provenienti da 113 Paesi, sono oltre 150mila i prodotti in vendita. Le tante straordinarie storie di artigiani che emergono dall’edizione 2014 dell’Artigiano in Fiera testimoniano di un’imprenditorialità caratterizzata da una passione per il lavoro e da una capacità innovativa che non possono non destare grande ammirazione.

E gli artigiani che partecipano a un’edizione tendono a tornare anche l’anno successivo, la dimostrazione più chiara di quanto il sistema funzioni e rappresenti un volano insostituibile per migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori specializzati in prodotti di nicchia ma di altissima qualità. Un sistema che si presenta oggi arricchito e potenziato tramite lo sviluppo di Artimondo, la piattaforma web creata lo scorso anno per consentire agli artigiani di entrare nel mondo dell’e-commerce. L’idea è semplice: far rivivere tutto l’anno le relazioni sviluppate nelle varie edizioni dell’Artigiano in Fiera e consentire così anche ai piccoli artigiani di prendere parte al grande business del commercio mondiale pur continuando a operare all’interno delle loro botteghe.



Dunque l’artigianato è un settore che, sia pur in sofferenza in termini di performance economica, continua a resistere, a innovare e a innovarsi. Anche se i processi di trasformazione dell’economia mondiale sono caratterizzati da una marcata accentuazione della sfida competitiva, che avviene in mercati sempre più globali, i nostri piccoli artigiani stanno mostrando una vitalità e una capacità di penetrazione nei mercati lontani che sarebbe stato impossibile prevedere solo dieci anni fa. Questo risultato non è casuale, ma ha invece molto a che vedere con la cultura del lavoro e dell’imprenditorialità che caratterizzano le nostre piccole e micro-imprese.

Dal punto di vista ideale infatti le imprese familiari (e l’impresa artigiana è tipicamente familiare) rappresentano una ricchezza senza pari per la nostra economia, perché in esse trovano concretezza i valori dell’imprenditorialità e dello spirito di intrapresa, ovvero quella cultura d’impresa che significa capacità di assunzione del rischio non disgiunta però dalla responsabilità verso chi partecipa all’impresa stessa. Quindi imprenditorialità, libertà e responsabilità: tre termini concetto inscindibili perché l’imprenditorialità ha bisogno di libertà e d’altronde non c’è vera imprenditorialità senza responsabilità.

Secondo Giorgio Vittadini, l’incontro fruttuoso tra la curiosità del lavoro artigiano, culla di un saper far bene capace di costruire cose belle, e la realtà, vissuta come dono e nella quale dunque sono sempre presenti elementi di bellezza trascendenti, consente di dare concretezza a “quella attitudine al cambiamento che ha permesso al nostro Paese di superare tante crisi e di reinventare sempre nuove vie di sviluppo”. In questa analisi si trovano, a nostro avviso, le chiavi interpretative più autentiche e originali di un fenomeno che, non a caso, è caratteristico della cultura italiana. Il senso della famiglia, il senso della responsabilità verso l’altro, l’amore per la vita e per le generazioni che verranno, il desiderio di fare e lasciare qualcosa per il futuro: sono tutti elementi che derivano dalla profonda e vissuta consapevolezza che sia la nostra stessa vita a essere un dono grande di cui abbiamo la responsabilità di fare buon uso.

Accanto a un grande valore economico, l’artigianato rappresenta dunque anche un valore culturale non meno importante. Il merito dell’Artigiano in Fiera è allora duplice: da un lato quello di essere riuscito, nel corso dei due ultimi decenni, a promuovere questi valori con grande lungimiranza, e dall’altro di non cessare oggi di ideare modalità nuove per renderli sempre vivi e capaci di creare ricchezza e sviluppo per tutti.