Dieci fatti sull’Italia che a Bruxelles non conoscono, e che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dovrebbe spiegare ai nostri partner europei. I numeri del professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, rovesciano l’immagine negativa del nostro Paese che emerge dalle previsioni d’inverno della Commissione Ue diffuse ieri: crescita del Pil rivista al ribasso, la disoccupazione che peggiora e i consumi che crescono ancora troppo lentamente.



Partiamo del dato sul Pil italiano per il 2014, fermo al +0,6%. Come lo valuta?

Il dato sul Pil è sostanzialmente in linea con tutte le previsioni, eccezion fatta per quelle del governo Letta che arrivavano all’1%. Nel dato sul Pil non c’è quindi nessuna sorpresa, mentre ci sono alcuni elementi positivi che riguardano il rapporto deficit/Pil che per il 2013 viene confermato al 3%, con una previsione al 2,6% nel 2014 e al 2,2% nel 2015. Rispetto alle previsioni autunnali c’è inoltre un miglioramento della stima sul rapporto debito pubblico/Pil, che passa dal 133% al 132,7%. Il debito pubblico italiano negli ultimi mesi dell’anno si è ridotto. Proprio per questo, vorrei elencare dieci fatti che il ministro Padoan dovrebbe raccontare ai nostri partner europei.



Una sorta di decalogo dell’Italia che gli euroburocrati non conoscono?

Più o meno… Il primo di questi fatti è che dal terzo trimestre 2008 al terzo trimestre 2013, il nostro debito pubblico come valore assoluto è quello cresciuto meno in tutto il mondo occidentale avanzato dopo quelli di Svezia e Norvegia. Nel quadriennio 2012-2015 l’Italia ha avuto e continuerà ad avere un rapporto deficit/Pil al di sotto del 3% previsto da Maastricht. I paesi Ue che oggi rispettano questo parametro sono pochissimi.

Perché allora l’Italia risulta come uno dei paesi più indebitati?

Se si escludono gli Stati che hanno avuto gli aiuti Ue, l’Italia è il Paese con l’avanzo statale primario più elevato, previsto nel 2014 al 2,7% del Pil dalla stessa Commissione europea. Per avanzo primario si intende la differenza tra attivo e passivo dello Stato, senza contare gli interessi sul debito.



Qual è il quarto fatto sull’Italia che a Bruxelles non conoscono?

L’Italia detiene il record di avanzi primari degli ultimi 22 anni, in quanto dal 1992 abbiamo sempre registrato il segno più. Il merito è dei cittadini e delle imprese che hanno continuato a pagare tasse mentre lo Stato ha tagliato ben poco. L’unica eccezione per l’Italia è stato il 2009, quando ha registrato un disavanzo di alcuni decimali, ma nello stesso anno Stati Uniti e Gran Bretagna hanno segnato il -10%. Sempre negli ultimi 22 anni, l’Italia ha registrato per 14 volte un avanzo primario superiore al 2% del Pil. Nel 2013 l’Italia ha avuto un avanzo primario pari a 36 miliardi, mentre la Francia in tutta la sua storia non è mai riuscita a superare i 21 miliardi.

 

Insomma, l’unico problema del nostro Paese sono gli enormi interessi che dobbiamo pagare ogni anno?

Sì, l’Italia deve pagare l’1,5% in più di tassi d’interesse impliciti rispetto alla Germania o alla Francia. Se nel 1996 tutti i paesi del mondo avessero smesso di pagare gli interessi sul debito, oggi il nostro rapporto debito/Pil sarebbe del 49% anziché del 133,7%. Se anche il Regno Unito avesse smesso di pagare gli interessi, e il suo debito fosse cresciuto solo per il deficit accumulato di anno in anno, oggi sarebbe al 61% del Pil. Il problema dell’Italia sono quindi soltanto gli interessi sul debito, e di questo problema l’Italia dovrebbe farsi carico in modo costruttivo.

 

L’Italia è sempre in fondo alle classifiche anche perché il nostro Pil è basso?

Il rapporto debito/Pil dell’Italia è al secondo posto in Ue, ma il rapporto debito/ricchezza finanziaria delle famiglie, che fino a prova contraria è il vero indicatore della robustezza di una nazione, nel nostro Paese scende al quattordicesimo posto.

 

Spesso si parla del debito pubblico italiano, ma con chi siamo così indebitati?

Per buona parte si tratta di titoli di Stato nelle mani delle stesse famiglie italiane. Il nostro debito pubblico estero, in percentuale al Pil, è oggi sceso al 45%, quello della Germania è al 43% e quello della Finlandia è al 44%. A essere elevato è dunque soltanto il nostro debito pubblico interno, che è garantito per l’appunto dalla ricchezza finanziaria netta delle nostre famiglie.

 

Come va l’Italia rispetto agli altri paesi dell’Eurozona?

L’avanzo primario cumulato dell’Italia dal 1996 a oggi, pari al 47% del Pil, è al secondo posto nell’Eurozona dopo quello della Finlandia, mentre la Germania è al 16% e il Regno Unito al -20%. In totale si tratta di un avanzo di 600 miliardi di euro, che purtroppo finiscono tutti per pagare gli interessi sul debito.

 

Il programma economico di Renzi è attuabile e quali effetti può avere sul Pil?

Quelle di Renzi sono idee non supportate da dati e numeri. Il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica amministrazione, il taglio del cuneo fiscale e un maggiore afflusso di credito alle Pmi sono stati al centro del dibattito negli ultimi mesi. Le banche possono entrare nel capitale dei Confidi senza diritti di voto in modo da non avere conflitti d’interesse. Le proposte di Renzi sono dunque tutte condivisibili, ma si tratta di valutare in che termini potranno essere portate avanti. Il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione previsto da Letta stabiliva un’erogazione entro la metà di quest’anno di 47 miliardi di euro. È un pagamento che ora potrebbe essere aumentato, anche se stiamo tutti attendendo di capire se ci sono le risorse.

 

(Pietro Vernizzi)