“La complessità della situazione – sillaba Mario Draghi al termine del direttorio di Francoforte – ci ha convinto a non prendere provvedimenti questo mese”. Così il presidente liquida le attese di un intervento sui tassi o di altre misure per contrastare la caduta della liquidità nell’eurozona, accelerata tra l’altro dai rimborsi dei prestiti Ltro da parte delle banche ormai concentrate sugli esami comunitari.
I mercati finanziari l’hanno presa con filosofia: sale, ma non di molto, l’euro; rimbalza all’ingiù il Bund tedesco (il rendimento sale di cinque punti base a 1,65%); regge la diga dei titoli “periferici”, Btp compresi, a dimostrazione della solidità dell’area euro. Basti al proposito notare che ieri la Spagna ha collocato 5,59 miliardi di euro di titoli triennali e quinquennali, con tassi in calo al pari della Francia.
Tanta tranquillità, probabilmente, si deve al fatto che gli operatori confidano nel fatto che le misure espansive siano solo rinviate di un mese. “Tra pochi giorni la Bce – ha sottolineato Draghi – avrà a disposizione i dati del Pil dell’area dell’euro del quarto trimestre 2013”. La stessa motivazione usata dal banchiere nello scorso ottobre, giusto un mese prima che la Banca centrale decidesse il taglio di un quarto di punto al minimo storico dello 0,25%. In più, stavolta, le nuove stime dello staff in arrivo a marzo sono le prime che allungano all’orizzonte del 2016 le previsioni su Pil e inflazione.
C’è da prevedere perciò un nuovo taglio dei tassi? Più che probabile è possibile, anche se il presidente della Bce non ha fatto mistero di guardare con grande scetticismo all’arma dei tassi. L’ultimo taglio, infatti, non si è trasmesso all’economia italiana o a quella francese. In Italia, in particolare, nonostante l’aumento dell’Iva, il pricing power delle aziende durante la stagione natalizia è stato pressoché nullo come si è potuto render conto qualsiasi consumatore assediato da offerte speciali, sconti, offerte via web o nei centri commerciali dove la gente passeggia, guarda la merce ma non compera. Non va meglio, anzi va peggio, da altre parti della cosiddetta “periferia” d’Europa: Grecia, Portogallo, Spagna, paesi dove l’indice dei prezzi è a zero o sotto zero.
La ripresa, in questa cornice, resta “modesta”, anzi “fragile, a rischio di ricadute”. Per lo più affidata al traino dell’export che può contare sulla (meno robusta del previsto) domanda in arrivo dagli Usa, ma sconta peraltro la frenata degli Emergenti, particolarmente delicata per il made in Italy. Che fare?
Di sicuro i tassi resteranno bassi, magari più bassi di quelli attuali, come ha assicurato Draghi. La Bce, inoltre, dispone di altre armi. Tipo la sospensione della sterilizzazione della liquidità generata dal programma Smp di acquisto bond, che potrebbe immettere 175 miliardi di liquidità nel sistema. O l’introduzione di interessi negativi sui depositi delle banche presso Francoforte. O l’acquisto di pacchetti di prestiti aziendali da parte della Bce. “Abbiamo avuto un’ampia discussione su tutti gli strumenti, ma lasciatemi dire che i comitati preposti della Bce hanno studiato tutte queste misure, in modo che nel momento in cui ci trovassimo a decidere se attivarle saremmo pronti a farlo”, ha assicurato Draghi.
Insomma, gli strumenti “tecnici” non mancano. Ma saranno adeguati? Cresce, soprattutto nel mondo anglosassone (ma anche in Francia), il timore che l’eurozona sia ormai avviata lungo la china della deflazione. Per evitare il contagio “giapponese”, che potrebbe porre una pietra tombale per molti anni sulle speranze di ripresa dell’economia, sarebbe necessaria una terapia drastica, non meno violenta di quella adottata dalla Fed sotto la presidenza di Ben Bernanke o in atto in Giappone.
Mario Draghi, questa volta in piena sintonia con la Bundesbak, la vede in altra maniera. La deflazione, ripete, non c’è. Il calo dei prezzi è un fenomeno causato dal minor costo dell’energia e da altri fattori che presto si esauriranno. Guai, perciò, a innescare tendenze inflattive costringerebbero ad alzare troppo presto la leva dei tassi.
La situazione, insomma, è davvero complessa. Ed è proibito sbagliare. Ma è anche proibito arrivare oltre il tempo massimo.