«Tutte le principali aspettative di Confindustria nei confronti del governo sono state deluse. I tempi per aspettare sono esauriti, o Letta prende i provvedimenti di cui ha bisogno l’Italia o è arrivato il momento di trarne le conseguenze». Lo evidenzia Guido Gentili, ex direttore ed editorialista de Il Sole 24 Ore, dopo l’ultimatum di Squinzi al governo Letta. Per il leader di Confindustria, se il premier si presenterà all’appuntamento del 19 febbraio, giorno in cui è stato invitato a partecipare alla riunione del direttivo di viale dell’Astronomia, con le mani vuote, “non ci resterebbe altro che appellarci a Napolitano che nella sua grande saggezza prenderà le decisioni giuste”.
Gentili, perché Confindustria ha scelto di fare la voce grossa?
Squinzi da tempo batte sul tema delle riforme e dei provvedimenti per aiutare il rilancio dell’economia. Per quanto riguarda il cuneo fiscale è stato stanziato poco più di un miliardo per il 2014, una cifra del tutto insufficiente. La seconda delusione riguarda il meccanismo su cui Letta si era impegnato, attraverso cui l’Italia avrebbe avuto una maggiore riduzione del cuneo fiscale grazie al provvedimento sul rientro dei capitali, la lotta all’evasione e la manovra sulle privatizzazioni. Questa proposta si è andata sbriciolando nel corso del dibattito parlamentare.
Quali sono le altre priorità di Confindustria disattese da Letta?
Per quanto riguarda la spending review non è stato assunto nessun provvedimento forte. Anche su questo la delusione è stata forte, perché avrebbero dovuto esserci maggiori tagli di spesa per dedicarli al cuneo fiscale. Nulla di tutto ciò è avvenuto, e a novembre la Commissione Ue ha bocciato la manovra del governo italiano in quanto non attua una riduzione del debito. La prima grande delusione del mondo imprenditoriale affonda quindi le sue radici in quanto è emerso dalla legge di stabilità. I provvedimenti legislativi presi di volta in volta necessitano poi di altri decreti e regolamenti attuativi, con un processo che si allunga a dismisura. L’ultimatum di Squinzi non è quindi un fulmine a ciel sereno.
In fondo Letta non è stato in grado di traghettare l’Italia fino al 2014, che dovrebbe essere l’anno della ripresa?
Anche sulle prospettive di ripresa dell’Italia nel 2014 esiste un problema tra il governo e Confindustria. Il Centro studi di Confindustria, la Banca d’Italia, il Fmi e l’Ocse valutano la crescita intorno allo 0,7%, mentre per il governo sarà dell’1,1%. Sono diversi i punti di frizione che ci sono stati negli ultimi mesi, tanto che oggi ci troviamo a un punto di svolta.
Che senso ha dare un ultimatum proprio entro il 19 febbraio?
Il contratto programmatico del governo doveva essere pronto a gennaio. Proprio per questo Squinzi ha chiesto a Letta di non presentarsi a mani vuote all’appuntamento del 19 febbraio. I tempi sono esauriti, e quindi o il premier arriva con provvedimenti veri e non soltanto programmatici, oppure Confindustria alzerà il tono e chiederà allo stesso presidente della Repubblica di intervenire. Spetta a Napolitano una considerazione sugli impegni fin qui assunti dal governo, per cercare di sbloccare una situazione che se rimane in stallo farà sì che l’Italia non vada da nessuna parte.
La spending review avviata da Cottarelli non è già una risposta alle richieste di Confindustria?
Saccomanni ha annunciato che attraverso la spending review è possibile risparmiare 32 miliardi di euro. Il lavoro preparatorio di Cottarelli dovrebbe essere pronto entro fine mese, per poi essere presentato al governo. Il consiglio dei ministri approverebbe quindi un decreto entro aprile. Resterà però da vedere se questa tempistica potrà essere rispettata, e soprattutto che cosa deciderà il governo Letta, senza cui tutto rimarrà una splendida opera per convegni ma non diventerà operativa. La spending review di Cottarelli non potrà essere però applicata al comparto della sanità, in quanto il ministro Lorenzin d’intesa con le Regioni ha deciso che le ipotesi di risparmio vengano prese da parte dello stesso ministero.
(Pietro Vernizzi)