Dal 1968 la Imet di Cisano Bergamasco (BG) produce segatrici a nastro, a disco e troncatrici. In questi anni l’azienda è cresciuta molto, investendo nell’elaborazione di prodotti in grado di soddisfare le esigenze sempre più sofisticate della propria clientela. Imet è parte di un gruppo con più di 200 dipendenti e comprende Cea spa di Lecco, produttrice di saldatrici e puntatrici, Lametec srl anche lei di Cisano Bergamasco che opera nella lavorazione della lamiera e Bimac che ha sede in Romania e si occupa di carpenteria meccanica pesante. Ilsussidiario.net ha incontrato Fedele Goretti, responsabile amministrativo dell’azienda che in questa intervista ci racconta difficoltà e prospettive per il futuro dell’azienda.
Come stanno andando gli affari, si vede la ripresa?
Dopo un inizio d’anno difficile, da fine febbraio pare ci sia una timida ripresa. Ci sono arrivati ordinativi di macchine dall’estero e qualcosina anche dall’Italia, dove il mercato rimane però in grave sofferenza.
All’estero, da dove?
È necessaria una premessa. Fatto 100 il nostro fatturato, 20 viene dall’Italia e 80 dall’estero. Di questo 80, più del 50% viene dall’area euro. Soprattutto dalla Germania, che è sempre stato uno dei nostri mercati principali, anche se non sta crescendo come altri paesi. Poi c’è la Francia, che ha un buon trend, Regno Unito, Olanda, Scandinavia. Esportiamo anche in Russia, Polonia e stiamo facendo un buon lavoro anche in Svizzera.
Che difficoltà incontrate sul mercato interno?
Le macchine di piccola taglia soffrono la concorrenza dei paesi asiatici, soprattutto di Cina e Taiwan; certe macchine non le produciamo più neanche noi, le importiamo. Quelle da 1.200-1.300 euro si fa prima a prenderle direttamente da rivenditori che le importano dai mercati dell’est perché costano di meno. Le macchine intermedie invece stanno soffrendo a causa della crisi; mentre per quanto riguarda i grossi impianti…
Quelli su cui siete specializzati…
Sì, proprio quelli. Da anni siamo posizionati su macchine con tecnologia più evoluta, soprattutto per quanto riguarda i controlli numerici. Si tratta di macchine ingombranti che quindi non val la pena importare dall’estero. Su questo tipo di macchinari siamo posizionati abbastanza bene. Anche perché non possono essere uguali per ogni cliente e richiedono un minimo di personalizzazione. Oggi chi ha lavoro o chi acquisisce nuove commesse e deve fare lavorazioni particolari, investe in queste macchine. Ma in questa fase gli investimenti sono pochi.
Voi state investendo?
Abbiamo investito parecchio in ricerca e sviluppo, ma non in nuovi prodotti. Le macchine che abbiamo sono rimaste quelle che avevamo anni fa.
Su cosa state puntando?
Puntiamo a macchine che tagliano su diametri molto importanti e che richiedono magari un ciclo automatico, quindi lo sviluppo di un software Plc da applicare. Sono macchine che fanno grosse produzioni e possono essere inserite in altri impianti nei quali siamo coinvolti per la fase del taglio. Come le dicevo, sono macchine che richiedono un minimo di personalizzazione. Ed è proprio su questo che siamo attualmente impegnati.
Questa attività la sviluppate al vostro interno?
Certo. La commessa viene sviluppata dal nostro ufficio tecnico. Una cosa che invece facciamo in collaborazione con altri è lo sviluppo del software.
Quali sono le prospettive per il futuro?
In Italia stiamo puntando sul tipo di macchine che le ho appena descritto. All’estero invece è più difficile perché queste macchine richiedono un’assistenza continua. E su questo, all’estero siamo ancora un po’ latitanti.
Nuovi mercati che si aprono?
All’estero puntiamo su Brasile e Messico, dove però soffriamo il cambio euro-dollaro.
Lì ci sono buone prospettive?
Ce ne sono. Tra poco parteciperemo a una fiera in Messico; in Brasile invece abbiamo sviluppato nuovi contatti, ma i tempi sono molto lunghi. Mentre siamo tagliati fuori da tutto il Medio Oriente e dai mercati dell’est asiatico.
Perché tagliati fuori?
Perché acquistando macchine in Europa si paragona sempre il prezzo euro-dollaro, che ci penalizza. In più ci sono le spese di trasporto. Pertanto dai quei paesi preferiscono comprare quelle macchine dalla Cina. C’è da dire un’altra cosa.
Prego.
Noi per tradizione eravamo posizionati su macchine di media grandezza, mentre su quelle grosse non abbiamo ancora un mercato ben definito. Ci stiamo attrezzando.
Ucimu-Sistemi per produrre, prevede che quest’anno la produzione crescerà del 5%, ritornando ai livelli precrisi. È un dato realistico o pecca di ottimismo?
Rispetto a febbraio-marzo 2013 probabilmente ci siamo. Riferito invece al periodo dicembre-gennaio passati non ci siamo. Noi questi segnali di ripresa li abbiamo ma sono molto deboli. Non ce la metto la firma su quel 5%. Anche perché noi abbiamo chiuso il 2013 con un -5% rispetto all’anno precedente. Con quel +5% ci riposizioneremmo quindi sui livelli del 2012, che erano già molto al di sotto di quelli raggiunti nel 2006. Il che vuol dire che noi non stiamo crescendo.