Gli indicatori registrano una piccola ripresa del mercato interno nei primi mesi dell’anno e i sondaggi demoscopici una riduzione del pessimismo economico. Da un lato, questi dati mostrano un andamento di ripresa troppo lenta. Dall’altro, mostrano che una ripresa c’è, con un particolare rilevante: dal 2011 l’economia interna non mostrava un segno positivo. Mi sembra razionale isolare questo punto dal rumore delle tante parole e chiedersi cosa potrà consolidare la ripresa.
Nel mio metodo di costruzione degli scenari economici vedo come principali i seguenti fattori, nelle contingenze: (a) ottimismo che trasferisce denaro dai risparmi ai consumi; (b) quantità e fluidità del credito; (c) tiraggio globale dell’export, rilevante in quanto contribuisce sostanzialmente alla formazione del Pil; (d) correlato, il valore competitivo del cambio dell’euro. La lista è più lunga, al primo posto in realtà ci sarebbe il grado di stabilità globale e la credibilità dell’Italia come stazione nel circuito del capitale internazionale, e appena dopo quelli detti sopra ci sono fattori come l’eccesso di drenaggio fiscale – che trasferisce troppo denaro da impieghi produttivi a quelli improduttivi – , ecc. Ma è l’insieme di fattori citati che determinerà più o meno crescita nel 2014.
Qualcuno si potrebbe sorprendere del fatto che l’azione dl governo sia qui sottovalutata. In realtà, non lo è. Realisticamente: il governo può fare molto per non peggiorare le cose, ma poco per migliorarle in quanto troppo condizionato, nonostante le intenzioni, da forze che vogliono conservare un modello inefficiente. Ma se le cose non peggiorano crescerà l’ottimismo e ciò sarà propulsivo: un terzo degli italiani è impoverito, ma i due terzi hanno parecchio risparmio convertibile in consumi, scongelabile da più fiducia.
La riduzione troppo piccola di spesa e tasse sarà irrilevante sul piano macro. Attese di maggiore spesa in deficit sono irrealistiche non solo per i vincoli europei, ma per il fatto che il mercato finanziario li punirebbe sfiduciando il nostro debito pubblico. Cruciale sarà la ripresa del credito, ma ciò riguarda la capacità della Bce di favorirla. Così come la Bce è chiave per abbassare il cambio a favore dell’export.
In sintesi, nel breve termine la ripresa dipende da fattori psicologici e tecnici che trasferiscano rapidamente più capitale privato già disponibile dai risparmi e dalle banche al mercato. Il governo dovrebbe analizzare più a fondo come sostenere la fiducia, nonché premere molto di più per comportamenti espansivi della Bce, e più silenziosamente per poi non deludere i primi segni di un nuovo ottimismo.