La politica monetaria, prima di tutto, richiede la capacità di governare una profezia. Sabato, a Washington, Draghi ha ribadito che la Bce farà di tutto per contrastare “un periodo di inflazione troppo bassa”, cioè la stagnazione dell’economia reale, con il consenso completo del suo Direttorio. In questa formula linguistica il governo della profezia significa: caro mercato, tu pensi che l’influenza della Germania nella Bce mi impedisca di contrastare la deflazione in atto con azioni di reflazione e invece ti dico che anche i tedeschi sono d’accordo per farle.



Scopo del messaggio: (a) convincere il mercato a spostare i flussi globali di capitale dall’euro al dollaro per abbassare il valore di cambio del primo che, alzandosi del 6% negli ultimi mesi, ha prodotto una riduzione dell’inflazione importata e un indebolimento della competitività dell’export denominato in euro; (b) invertire le attese che prevedono una riduzione ulteriore dei prezzi per incentivare gli attori economici a comprare adesso, favorendo la ripresa, per non dover pagare di più dopo.



Ora l’inflazione nell’Eurozona è sotto l’1% a fronte di un obiettivo del 2%, la Spagna è in deflazione, l’Italia ci sta andando. L’annuncio di Draghi è corretto, ma manca il punto essenziale: cosa esattamente farà la Bce e quando. La Bce avrebbe dovuto fare azioni forti di reflazione già un anno fa quando glielo disse e scrisse il Fmi. Dopo un anno la Bce afferma che qualcosa farà, ma ancora non dice cosa, e in più, una settimana fa, Draghi ha criticato il Fmi dicendogli, in sostanza, di non rompere le scatole. Ma il Fmi ha ragione.

Anche la Bce ha certa ragione nel diffidare dei metodi reflazionistici utilizzati dalle Banche centrali americana, nipponica e inglese: stampare moneta via acquisto diretto di titoli di debito statale e porre come obiettivo della politica monetaria il tasso di disoccupazione. Infatti, si creano rischi futuri di instabilità e si definisce un obiettivo al di fuori della portata dei propri strumenti di intervento. Ma, stabilito questo, la Bce non può sottrarsi al compito di reflazionare urgentemente l’Eurozona con un suo metodo, dicendo al mercato esattamente quale.



Perché Draghi non ha precisato una profezia eurocompatibile? Secondo me, perché non è vero che la Germania sia del tutto d’accordo, per lo meno fino alle elezioni europee in presenza di un elettorato tedesco talmente ossessionato dal rischio di inflazione da non capire la tragedia della deflazione. Draghi fa quello che può, ma va detto chiaramente che non basta, in particolare da un’Italia che più di altri soffre l’inerzia della Bce.

 

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