Il legno come materiale da costruzione è stato “sdoganato” da tempo. Oggi, oltre che sui colori, si punta molto anche sulle finiture. Infatti, «consegnare una casa in legno è come consegnare un mobile: deve essere lucida e rifinita allo stesso modo». Chi parla è Mauro Zennaro, uno dei titolari della Zennaro Legnami, azienda di Rovigo che realizza strutture in legno. «Ho cominciato a dieci anni a girare per segherie con mio padre e oggi posso dire di avere una discreta conoscenza della materia e dei suoi possibili impieghi. E sono fiducioso nell’evoluzione che avrà anche in futuro». Siccome la zona in cui opera non è favorevole dal punto di vista climatico-ambientale, alla Zennaro Legnami hanno avuto un’idea alquanto originale.



Continua a essere un buon momento per il settore. Come va dalle vostre parti?

Diciamo che nella nostra zona, che è turistica, si fanno investimenti in modo abbastanza continuo e programmato nell’edilizia. Noi ci stiamo difendendo, visto che la nostra azienda è impostata per il 50% sul commercio e per il 50% sulla produzione di strutture in legno. In questi anni abbiamo mantenuto fatturati e occupazione. Anzi, negli ultimi due abbiamo inserito nuove figure professionali perché siamo fiduciosi nell’evoluzione che il legno avrà anche in futuro.



L’edilizia in legno continua a crescere. A che punto siamo?

È un numero che cresce a due cifre, non perché si costruisca di più, ma perché la percentuale delle strutture in legno sta aumentando. C’è da dire che in questo momento mancano operatori qualificati e certificati che possano impiegare questa materia.

Di recente avete avviato una collaborazione con l’Università di Padova. Ci può dire di cosa si tratta?

È un progetto molto innovativo. Bisogna fare una premessa. La nostra è una zona poco favorevole dal punto di vista climatico: siamo all’interno del parco del delta del Po. È una zona molto umida, abbiamo una media dell’85-90% di umidità; se facciamo un buco nel terreno, a 80 cm troviamo l’acqua, e in linea d’aria siamo a 6-7 km dal mare, quindi abbiamo anche problemi di salsedine. Il legno deve quindi essere isolato perché muffe o insetti non lo attacchino ed evitare che si degradi. Così abbiamo deciso di presentare un progetto.



Cosa prevede?

Abbiamo “sfruttato” – tra virgolette – un bando della regione Veneto che promuoveva innovazione e reti d’impresa e dava un contributo importante per la progettazione e la sperimentazione. Assieme a un nostro cliente costruttore e a un impiantista ci siamo messi a tavolino ed è venuta fuori un’idea che reputo molto interessante. Ci siamo chiesti: perché invece di fare una casa non facciamo una bifamiliare dove andiamo a costruire nelle stesse condizioni un appartamento tradizionale e uno a struttura in legno? Portiamo entrambi gli edifici allo stesso risultato energetico e alla certificazione di “casa passiva”. E poi andiamo a vedere i costi. Finora si sentiva parlare di differenze di costi, ma nessuno aveva fatto questo tipo di comparazione con due case affiancate.

Com’è andata?

I tecnici delle aziende che hanno costruito i due alloggi hanno dovuto confrontarsi perché le differenze non sono poche. Ad esempio, un appartamento di tipo tradizionale ha un certo peso mentre quello in legno è molto più leggero. Bisognava pertanto fare anche uno studio della fondazione che doveva essere in grado di sostenere i due appartamenti. Anche a livello sismico le due abitazioni si comportano in modo diverso: quello in legno oscilla di più, era pertanto necessario uno studio per scongiurare che le due case non entrassero in collisione in caso di sisma.

 

Cosa c’entra l’università?

C’entra, perché volevamo dimostrare che la sfiducia nell’ambiente era infondata. Così abbiamo pensato di coinvolgere l’Università di Padova chiedendo che venisse a fare un sopralluogo, a indicarci tre vani tecnici critici e che ogni tre mesi venisse a fare prelievi della parte lignea per verificare se nel tempo fosse soggetta a degrado o attaccata da muffe e insetti che potrebbero rovinare il legno. L’Università ha accettato e noi abbiamo realizzato i due appartamenti. Proprio nei giorni scorsi sono venuti a fare i primi prelievi di campionatura.

 

Che risultati vi aspettate?

Siamo certi di aver lavorato bene, anche perché siamo stati assistiti da un architetto sia nella fase di progettazione che in quella della formazione. Abbiamo assistito a una cosa molto positiva.

 

A cosa si riferisce?

Tutte le aziende che abbiamo interpellato hanno fatto a gara per partecipare – chi totalmente gratuitamente, chi in parte – con forniture di materiali e tecnici specializzati che hanno formato il nostro personale. Ovviamente sono interessati a conoscere come si comportano i materiali che ci hanno fornito nel caso della casa tradizionale e in quella in legno. Inoltre…

 

Inoltre?

Il bando ci obbliga anche a divulgare tutti i dati che raccogliamo. Così abbiamo messo una stazione meteorologica, dei sensori nelle pareti che ci danno la prestazione dei due edifici. Vengono misurati temperatura e grado di umidità delle pareti e i consumi energetici dei due appartamenti in qualsiasi momento. Oggi quando parliamo con dei tecnici o con potenziali clienti siamo in grado di documentare quali sono i costi di questo tipo di casa.

 

Che differenza c’è, in termini di costi, fra i due tipi di case?

Rispetto a una casa tradizionale, quella in legno, a parità di condizioni – stesse metrature, stesso risultato energetico di casa passiva, ecc. – costa il 15% in meno. Ci sono molte differenze, ad esempio i tempi di realizzazione che per le strutture in legno sono molto più veloci. Per noi poi c’è anche un altro motivo di orgoglio.

 

Quale?

A differenza di altri costruttori abbiamo sempre cercato di interagire con il tessuto artigianale locale: un conto è far arrivare dall’Austria o dalla Germania una casa già pronta, con tutta l’impiantistica, un altro è far lavorare le imprese del luogo che sono una risorsa per il territorio.

 

Che fine farà l’edificio ibrido che avete realizzato?

Siccome è difficile spiegare in termini quantitativi il benessere e il confort che si provano vivendo in una casa del genere abbiamo pensato a qualcosa di innovativo.

 

Cioè?

Nei weekend faremo abitare la casa a potenziali clienti o a progettisti proprio per far percepire fisicamente il confort. Siamo aperti a qualsiasi richiesta, purché si tratti di persone seriamente interessate a conoscere i pregi del vivere in questo tipo di case.

 

Che prospettive di sviluppo vede per la sua azienda?

Le prospettive sono interessanti, anche per quanto riguarda le costruzioni non residenziali. Guardiamo con molta attenzione a come si sta muovendo il nuovo governo o anche un sindaco come Pisapia che ha annunciato di costruire asili in legno. Sta crescendo l’attenzione a costruire in modo sostenibile, ecocompatibile e con soluzioni tecnologicamente evolute e rispettose dell’ambiente.