La Beta Mobili di Cerea, in provincia di Verona, ha alle spalle oltre un secolo di storia e una lunga tradizione nella lavorazione del legno. È specializzata nella fabbricazione di mobili e componenti di arredamento di vario stile: dai mobili in stile classico tradizionale, a quelli in legno provenzale, alle librerie e pareti attrezzate per soggiorni classici, ecc. Al Salone del Mobile abbiamo incontrato il presidente Massimo Malvezzi, che in questa intervista traccia un primo bilancio della manifestazione appena conclusa e ci racconta novità e prospettive dell’azienda.



Com’è andata in fiera? Che risposte avete avuto?

Come nelle precedenti edizioni abbiamo visto parecchi clienti esteri, ma anche tanti italiani. Quindi l’interesse c’è. E la fiera si è confermata l’appuntamento più importante del settore, direi a livello mondiale. Anche quest’anno è stata molto sentita, molto partecipata.



Nuovi clienti?

Molti provengono dalle regioni dell’ex Unione sovietica. Abbiamo avuto visite di clienti addirittura dalla Crimea e dall’Ucraina. Si sono mossi nonostante quello che sta accadendo laggiù; molto probabilmente la gente comune sta subendo la situazione. Però la voglia di lavorare, di girare, di interessarsi alla produzione italiana e al made in Italy c’è comunque, da ogni parte del mondo.

Con qualcuno di questi avete fatto affari interessanti?

Sì. Siamo riusciti ancora una volta a far conoscere i nostri prodotti e le novità. Già da alcuni anni stiamo portando avanti un progetto di Total Living che si articola in tre aree di gusto – classico, tradizionale e contemporaneo – e abbiamo visto che i nostri clienti – spesso anche studi di progettazione – molto interessati perché con noi hanno un unico interlocutore che riesce a risolvergli i problemi per tutte le zone della casa.



Rispetto all’anno scorso, quali sono state le novità?

Naturalmente a ogni fiera ci presentiamo con delle novità. Quest’anno abbiamo introdotto quelle che riguardano il recupero del legno vecchio, in particolare le briccole di Venezia.

Di cosa si tratta?

È rovere della laguna che ciclicamente negli anni viene sostituito e quindi reimpiegato. Per molti clienti, in particolare quelli stranieri (ma abbiamo visto anche per molti italiani), avere questo legno, magari in un particolare di un prodotto sostanzialmente è un po’ come avere un pezzo di Venezia e della sua storia nella propria casa. Anche questo è un segnale.

 

I numeri sono aumentati rispetto al 2013?

Dopo aver registrato tutti i contatti faremo un bilancio e verificheremo. Ma l’impressione è che un certo incremento ci sia stato.

 

Si vede qualche segnale di ripresa sul mercato interno?

Da quello che raccontano i nostri rivenditori – i negozi, perché noi non vediamo il cliente finale – nella gente c’è la voglia di uscire da questa situazione di grande tristezza. C’è ancora molta paura e la mancanza di fiducia induce a rinviare gli acquisti. C’è da dire una cosa.

 

Prego.

Sono sei anni ormai che la gente continua a rinviare la decisione di fare acquisti; è come una molla che si sta caricando… occorre però risolvere i problemi che abbiamo nel nostro Paese: la riduzione degli sprechi, dei costi, dei privilegi della macchina pubblica. Questo è quello che vuole la gente e che si sente dire ogni giorno, speriamo che avvenga.

 

Che prospettive di sviluppo ha la sua azienda?

Le vediamo soprattutto verso i mercati esteri, naturalmente verso i paesi emergenti che sono in espansione e hanno anche risorse naturali. Di naturale noi abbiamo invece le competenze che possono soddisfare i loro bisogni. Importante è riuscire a incrociarli e i Saloni sono certamente un aiuto in questa direzione.