C’è una grande differenza tra i contenuti del dibattito pubblico nazionale e quelli discussi nei fondi di investimento internazionali al riguardo dell’Italia: nei primi il nostro Paese appare ancora in emergenza e con un destino incerto, mentre nei secondi è l’area migliore del momento in tutto il mercato globale su cui investire. Va aggiunto che la Commissione europea ha un’attenzione negativa sull’Italia non solo per le note questioni di contabilità pubblica, ma anche perché ritiene invecchiata e con un destino incerto la sua industria esportatrice: in realtà l’export nazionale da tempo ha aumentato l’aliquota di prodotti a tecnologia evoluta e sta confermando la sua competitività mondiale.



Infatti, l’Italia è la quinta potenza esportatrice-manifatturiera globale, la seconda in Europa dopo la Germania, e ha aumentato nell’ultimo biennio le sue esportazioni più della Germania stessa. Increduli? Perché allora decine di miliardi stanno inondando la Borsa italiana e le aste dei titoli di Stato? Perché ci sono decine di acquisizioni (al mese) da parte di aziende e fondi stranieri di imprese italiane grandi e piccole?



Come si spiega tale fenomeno in relazione ai dati che mostrano una ripresa poca e lenta, una disoccupazione verso il 13% della forza lavoro e un impoverimento sostanziale di almeno un terzo degli italiani dopo due anni di recessione grave? La spiegazione è proprio questa: gli investitori comprano roba buona quando il prezzo è basso per poi guadagnare di più. La crisi recessiva ha dimezzato, circa, i prezzi della buona roba italiana.

Il mercato valuta che l’euro resterà solido, grazie alla garanzia data dalla Bce, e che l’Italia resterà abbastanza stabile. Quindi, nel calcolo rischio/rendimento, trova un’Italia sottovalutata i cui valori potranno crescere rapidamente più che in altri posti nel mondo a un basso livello di rischio. Questa è l’analisi, ne sono testimone diretto, che sta portando grandi investimenti esteri: c’è tanta roba buona in Italia che costa poco perché ha subito una sottovalutazione eccessiva negli ultimi anni. Il punto è la “roba buona”.



Considerazioni: (a) il dibattito pubblico, e politico, italiano deve aggiornarsi vedendo l’Italia come un sistema industriale forte e quindi mettendo al centro di una politica riformatrice ottimistica l’industria, cosa che il governo non sta ancora facendo; (b) è urgente trattenere gli investimenti che stanno arrivando in Italia almeno limando gli ostacoli fiscali, burocratici e regolamentari che ostacolano il mercato, cosa che il governo non sta ancora facendo. In sintesi: accorgersi della realtà, del momento.

 

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