Le notizie che sono giunte dalla Banca centrale europea questi ultimi giorni hanno confermato le nostre previsioni. I giovani Holden di Solingen, ossia i nazionalisti economici tedeschi che siedono nella Bce, hanno finalmente piegato la testa dinanzi alle nuvole minacciose che si profilano all’orizzonte del continente europeo. Sono le nuvole della deflazione che i funzionari tutti della Bce e della vulgata economica dominante si ostinano a chiamare bassa inflazione, per non spaventare i cittadini e in primis i consumatori. Si è svoltato finalmente e la Bce ha annunciato che è probabile l‘acquisto massiccio di titoli pubblici e privati.



Quest’annuncio è di fatto una vittoria della cultura promanante su scala mondiale dalla Federal Reserve americana. È una pesante sconfessione della protervia e dell’arroganza teutonica. Di fatto, però, siamo ancora in mezzo al guado e la speranza deve concretarsi in una linea di condotta che costituisce oggi la vera posta in gioco. La scelta più facile e immediata sembrerebbe quella di impegnare la Bce nell’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi europei, che sarebbero in grado di supportare operazioni anche molto ingenti come quelle dai titoli roboanti dei giornali tedeschi, a cui hanno fatto eco irriflessivamente e irresponsabilmente anche alcuni giornali italiani. Ossia l’acquisto di più di mille miliardi di euro, cifra che avrebbe portato il bilancio della Bce sopra i tre miliardi di euro, come nei tempi più difficili della crisi.



Questa proposta, tuttavia, ha suscitato subito perplessità e timori da parte dei cavalieri teutonici, terrorizzati dalle nuvole alte ma convinti che prima della difesa dalla crisi esista la difesa dell’interesse nazionale, dimostrando così di non comprendere ancora qual è la vera posta in gioco. Qui si tratta di salvarsi tutti o di perire tutti: non c’è via di mezzo. I cavalieri teutonici temono che si scelga iniziando dall’acquisto di titoli dei paesi con minor tasso di rischio, paesi che, in questo modo, si troverebbero a finanziare, da virtuose formiche, i deficit delle peccaminose cicale, dei paesi non virtuosi. Quindi, in questo modo, i dubbi si sono subito sollevati dal fronte tedesco, ricordando le perplessità che su questo punto aveva espresso la Corte Costituzionale tedesca.



Naturalmente sarebbe molto più facile, perché privo di rischi legali, acquistare titoli privati, anche se il problema è che le dimensioni di questo mercato sono molto più piccole di quello dei titoli pubblici. Inoltre, i rischi per la Bce sarebbero assai maggiori perché gli stati possono fallire in misura assai meno ridotta rispetto alle società private che emettono obbligazioni. Nonostante questo rischio, preoccupano le dichiarazioni di Mario Draghi, che si è detto favorevole a rilanciare il cosiddetto mercato delle cartolarizzazioni. E soprattutto delle cartolarizzazioni legate ai prestiti alle piccole e medie imprese.

Si tratterebbe di operare con una Banca centrale europea che sino a prova contraria è una banca non gestita privatamente e che opera in assenza di uno stato sovranazionale che, tuttavia, in questo caso dovrebbe operare per evitare i rischi della crisi usando operazioni finanziarie per loro natura ad alto rischio. Che cosa sono i cosiddetti asset backet securities? Si tratta di strumenti obbligazionari che vengono garantiti dall’asset dell’ente che li emette e questo si fa creando delle particolari società chiamate special purposes vehicle a cui si conferiscono i crediti difficilmente esigibili, ossia i prestiti, i finanziamenti, i mutui ipotecari a soggetti non sempre affidabili. Queste società di norma emettono obbligazioni garantite dai crediti che così sono conferiti. Capirete che chiunque abbia un po’ di sale in zucca trasecoli.

Questi strumenti sono stati alla base della crisi finanziaria globale, nonostante si presentino, a prima vista, utili per raccogliere fondi direttamente da chi investe e nel contempo liberare capitale dalle banche per consentire alle stese di ampliare i loro impieghi verso l’economia reale. Dato che sono strumenti così rischiosi, la loro diffusione in Europa è stata molto limitata e non ha raggiunto mai quei mille miliardi di euro di cui si favoleggia. Quindi questa preferenza verso asset così pericolosi sembra solo una consapevole operazione ad alto rischio. Ma essa ha tuttavia una doppia razionalità, molto pericolosa.

Il primo pericolo è che si continui a esprimere una filosofia contraria, per esempio, a quello che starebbe sotto gli Eurobond, ossia all’emissione di titoli pubblici interamente nuovi garantiti da tutto gli stati dell’Unione, nessuno escluso. La seconda ratio assai pericolosa è che in questo modo il nazionalismo economico continui ad alimentarsi e non receda di un passo, anzi si faccia ancora più pericoloso perché si avvale di un terribile rischio finanziario che potrebbe, da un giorno all’altro, esporre al rischio di insolvenza anche la stessa Bce. Insomma le buone notizie non arrivano mai da sole. Ma questa volta, a una buona se ne accompagna una cattiva, e quella cattiva, come al solito, è quella più nascosta. Come diceva Pascal, è nel dettaglio che si cela l’universale. Questa volta, però, si tratta di un terribile universale.