Davvero la Bce interverrà nel mese di giugno con strumenti non convenzionali per riattivare la trasmissione e l’erogazione di credito nell’eurozona? E se sì, quali saranno queste misure straordinarie? Ilsussidiario.net ha avuto la possibilità di visionare un documento riservato che circola tra funzionari della Bce dal quale si evince che sì, il mese prossimo l’Eurotower si attiverà sui mercati, ma non attraverso un Qe in piena regola, bensì agendo sui tassi e con misure ad hoc per stimolare i prestiti a piccole e medie imprese. Insomma, chi si aspettasse una Bce modello Fed resterà deluso, ma non è escluso che, in caso questo primo intervento non sancisca gli effetti sperati, non si operi attraverso acquisti già nel prossimo autunno.
Stando al documento e alle dichiarazioni coperte da anonimato di chi vi sta lavorando, il taglio dei tassi a giugno «è cosa pressoché fatta. Si tratterà della prima volta per una grande banca centrale in cui si sperimenteranno tassi negativi sui depositi, un qualcosa che speriamo vada a influire positivamente sul tasso di cambio». Al momento, stando a quanto abbiamo potuto visionare, si sta lavorando a un taglio che orbita nel range 10-20 punti base, con ogni probabilità su tutti e tre i tassi della Bce, quindi non solo su quello principale di rifinanziamento, oggi allo 0,25% e quindi destinato – se non ci saranno ripensamenti – a gravitare attorno allo 0. Ancora allo studio, infatti, sono i calcoli dei tecnici per valutare empiricamente quanto una mossa simile potrebbe portare al ribasso il cross euro/dollaro e quindi l’obiettivo di massima da prefissarsi nel decidere definitivamente l’entità del taglio.
Dunque, da qui al 5 giugno prossimo – data del prossimo incontro del Council e quindi del potenziale annuncio – i tecnici lavoreranno su due fronti: monitorare appunto il potenziale di downside di un taglio drastico dei tassi sul cambio della valuta comune col biglietto verde e riformulare le prospettive inflazionistiche per fornire al board un quadro il più possibile realistico sul medio periodo. Con il tasso di deposito già a zero, l’entrata in territorio negativo – ovvero far pagare alle banche per tenere i loro soldi depositati overnight presso l’Eurotower – dovrebbe stimolare i prestiti alle imprese, anche se molti analisti non si sbilanciano nel pronosticare come reagiranno gli istituti, al netto della Asset quality review, degli stress test e delle necessità di ripulire i bilanci da sofferenze e incagli, problema che ad esempio è molto sentito dalle banche italiane.
Una cosa è certa ed è stata confermata a ilsussidiario.net da una fonte della Bce: le due preoccupazioni su cui agire sono bassa inflazione, ovvero la necessità di risalire e in tempi relativamente brevi sopra l’1% (il dato di aprile era allo 0,7%) e la riattivazione del meccanismo di trasmissione del credito alle piccole e medie imprese. A tal fine, non sono escluse altre due opzioni: un programma di acquisto di asset-backed securities legate a prestiti verso Pmi oppure un’asta Ltro di rifinanziamento a lungo termine legata però alla trasmissione di credito, ovvero una sorta di fotocopia aggiustata nei particolari del programma “Lending for funding” portato avanti con successo dalla Bank of England, Banca centrale di un Paese che non a caso ieri ha comunicato il tasso di disoccupazione più basso da cinque anni a questa parte al 6,8%.
Insomma, le banche potranno accedere alla concessione di prestiti a basso tasso di interesse (attorno ai 20 punti base) e con una platea di collaterale praticamente illimitata, ma soltanto vincolando una quota percentuale di quel denaro a prestiti a imprese e famiglie, quota che se non verrà rispettata vedrà salire in maniera considerevole i tassi di interesse al momento di ripagare la Bce. Anche in questo caso, alcuni analisti stanno valutando le possibili reazioni delle banche a questo vincolo, ovvero prezzando una partecipazione ridotta rispetto alle prime due aste Ltro, ma due particolari sembrano far propendere verso questa ipotesi.
Primo, la durata del finanziamento che sarà di almeno tre anni per cercare di smuovere il meccanismo di trasmissione del credito verso l’economia reale, ma da più parti non si esclude una durata maggiore, ad esempio quattro anni con tasso fisso di 25 punti base. Secondo, le condizioni di mercato che vedono gli spread sovrani bassi e potrebbero portare alcune banche a preferire denaro fresco da mettere a bilancio in vista degli stress test, nonostante il vincolo da scontare della quota di credito, piuttosto che proseguire con il carry-trade sui titoli di Stato sovrani, almeno da qui alla fine dell’anno.
In alternativa, a partire però dalla fine dell’anno, la Bce acquisterebbe prestiti cartolarizzati di PmiI come asset-backed securities, aprendo di fatto un nuovo mercato che nelle intenzioni dell’Eurotower dovrebbe diventare sempre più liquido e garantire così un flusso continuo di denaro a condizioni di favore alle piccole e medie imprese: in tal senso, Reuters, che ha visionato altri documenti, avrebbe confermato come la Bce starebbe già facendo pressioni sul Comitato di Basilea affinché ammorbidisca i requisiti di capitale sulla detenzione di asset-backed securities di alto grado da parte delle banche. Unico neo di questa opzione, come già detto, i tempi: per renderla operativa occorrerebbe attendere la fine dell’anno, se non l’inizio del 2015, quindi non sarebbe comunque annunciata al prossimo meeting del 5 giugno.
L’unica certezza, non ci sarà QE in stile Fed, almeno non nel breve termine. Comunque sia, qualcosa comincia finalmente a muoversi a Francoforte. Speriamo non sia tardi.