“Venerdì sarà diffuso un documento congiunto da Bce e Banca d’Inghilterra sui problemi che abbiamo identificato e la linea di azione che vorremmo scegliere per rivitalizzare il segmento degli Abs”. Lo ha affermato il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. La prossima settimana il board dell’Eurotower presenterà un programma di interventi per superare il credit crunch, che dovrebbe includere un taglio dei tassi d’interesse e misure relative agli Abs. Ne abbiamo parlato con Roberto Mazzotta, ex Presidente di Cariplo e della Banca Popolare di Milano.



In che modo ritiene che vada combattuta la bassa inflazione nell’Eurozona?

Negli ultimi anni, nelle diverse realtà, soprattutto quella americana ed europea, le banche centrali hanno deciso di contrastare la fase recessiva con una politica che prevede tassi bassi e periodiche iniezioni di liquidità. La Fed è stata maestra in questo e le altre banche centrali hanno seguito il suo esempio con varia intensità. La Bce è stata sempre piuttosto timida rispetto all’uso di strumenti aggressivi come negli Usa e in Giappone, anche se ha mostrato di seguire comunque questa tendenza. Peraltro con pieno ossequio delle regole istituzionali, che prevedono una politica monetaria rispettosa del tetto massimo d’inflazione. In Europa il problema non è l’inflazione ma il suo opposto, e quindi l’idea di iniettare liquidità è condivisa.



Ritiene che Draghi debba ricorrere all’acquisto di titoli di Stato?

Questo strumento è stato utilizzato soprattutto dagli americani. In Europa ciò presenta diverse difficoltà, perché gli Stati hanno livelli di debito diversi tra loro per qualità e dimensione, e la disponibilità politica dei paesi che hanno meno debito a sostenere quelli con più debito è sempre argomento di grandi contrasti. In questa fase la realtà di andamento dell’economia è fortemente diversificata anche all’interno dell’Eurozona. Paesi che hanno la stessa moneta hanno andamenti economici fortemente diversificati. Una delle conseguenze è che se la banca centrale volesse aumentare la fornitura di liquidità, sa di avere sistemi bancari che reagiscono in modo diversificato. La cosiddetta trasmissione all’economia nel mercato bancario tedesco ha un certo grado di efficacia, mentre in quello italiano ha un’efficacia radicalmente diversa.



Quindi quali strumenti deve utilizzare Draghi?

La soluzione migliore tra le tante che potrebbe adottare la Bce è un sostegno all’economia facendo funzionare meglio l’attività creditizia, in quanto ciò è il perno per qualsiasi politica per la ripresa. Occorre fare in modo che le banche tornino a erogare credito, e uno degli strumenti possibili consiste nell’acquistare pacchetti di credito riferiti alle medie e piccole imprese con il vincolo di ripristinare l’attività creditizia. Vanno ritirati pacchetti di credito erogati precedentemente, sostituendoli per consentire di erogare nuovo credito. Ciò non basterà da solo, ma potrebbe rappresentare uno strumento di grande interesse. In questo modo viene iniettata liquidità ai mercati, canalizzandola verso il comparto che oggi richiede, soprattutto nelle aree bancarie più fragili, di uscire dal cosiddetto credit crunch, cioè dall’attuale rarefazione del debito.

 

La Germania si opporrà a queste iniezioni di liquidità alle banche per sostenere il credito alle Pmi?

Ritengo di no, anche perché la Germania non ha un sistema bancario particolarmente efficace. Alcune delle difficoltà più significative nell’Europa degli ultimi anni sono state provocate proprio dagli squilibri del sistema bancario tedesco, anche nel periodo in cui i debiti sovrani erano a rischio. Siccome nessuno è in condizioni particolarmente brillanti, iniezioni di liquidità alle banche per sostenere le Pmi potrebbero essere una linea condivisibile.

 

(Pietro Vernizzi)