Si è conclusa la seconda tornata mensile di prenotazione delle risorse relative alla misura di aiuto “Beni strumentali” – Nuova Sabatini, prevista del decreto ministeriale del 27 novembre 2013. I risultati delle prime due tornate mensili di prenotazione delle risorse (aprile e maggio) mostrano un’importante risposta delle Pmi allo strumento: 3.074 domande agli intermediari finanziari per circa 940 milioni di euro di finanziamento Cdp e circa 71 milioni di euro di contributi MiSe (aprile: 2.010 domande, 655 milioni finanziamenti Cdp, 50 milioni contributi MiSe; maggio: 1.064 domande, 285 milioni finanziamenti Cdp, oltre 21 milioni contributi MiSe).
Ora dall’1 al 6 giugno inizia la terza tornata, sarà sicuramente un altro successo: l’industria vuole investire, ha bisogno di supporto materiale e psicologico, deve vedere che anche il pubblico crede nel futuro! Bisogna procedere ancor più speditamente nell’ammodernamento dei mezzi di produzione. Perché? Gli indicatori trimestrali della macchina utensile e i consuntivi annuali dei settori delle macchine da produzione danno la chiara indicazione di come il nostro Paese si stia sostenendo, negli ultimi anni, a livello generale e in particolare nel sistema dei mezzi di produzione, con l’export.
Le due fasi della crisi, quella globale del 2008-09 e quella europea del 2011-13, hanno portato il mercato italiano dei beni strumentali a una contrazione senza precedenti. Se nel 2007 il consumo nazionale (dato dalla somma di consegne interne e importazioni) valeva 15,7 miliardi di euro, in base ai preconsuntivi nel 2013 non dovrebbe superare gli 11,1 miliardi, con una perdita del 29%.
Da parte loro i costruttori italiani di mezzi di produzione hanno saputo reagire alle difficoltà dei clienti nazionali con un forte aumento degli sforzi sui mercati internazionali. La quota di fatturato realizzata all’estero è aumentata dal 67% al 76%, le esportazioni complessive hanno sfiorato i 22 miliardi di euro nel 2013 (+5,6% sul 2007), il saldo commerciale ha raggiunto i 17,8 miliardi.
Tra i mezzi di produzione hanno un ruolo particolare le macchine utensili per la lavorazione dei metalli, le “macchine per fare macchine”, che sono alla base della produzione industriale nel senso più immediato e letterale del termine: la totalità dei processi industriali richiede l’utilizzo di macchinari e la qualità ed efficienza di questi dipende, oltre che dalla capacità di progettazione, dalla possibilità di realizzare in modo economico ed efficiente le parti e componenti necessarie.
La crisi economica ha ridotto in misura impressionante gli investimenti in macchine utensili da parte dell’industria italiana. Il valore delle macchine installate nell’anno 2008 era più che doppio di quello relativo al 2013: 4.200 milioni di euro contro 2.050 milioni. La riduzione della domanda ha colpito in misura analoga i macchinari italiani (-56%) e quelli importati (-43%), a dimostrazione che il problema non è la qualità dell’offerta ma la difficoltà degli utilizzatori. Del resto, i costruttori italiani hanno mantenuto posizioni di leadership mondiale sia come costruttori (quarto posto nella classifica globale), sia come esportatori (terzo posto).
Ciò però significa che i paesi nostri concorrenti in tutti i settori a valle delle macchine (in definitiva tutto il manifatturiero) stanno assorbendo, in modo esorbitante, nuove e avanzate tecnologie, mentre i settori manifatturieri nazionali rimangono al palo. Tutto ciò porterà, nel breve periodo, i paesi oggi emergenti, che già fruiscono di vantaggi competitivi nei costi del personale, a produrre con tecnologie più moderne rispetto a quelle utilizzate dalle aziende italiane.
Questa evenienza, che oggi appare ineludibile, renderà via via meno competitivi tutti i settori manifatturieri nazionali, che diminuiranno la loro capacità di esportare, con enormi ripercussioni sulla produzione nazionale e con tutte le conseguenze che ne deriveranno. A ciò va aggiunta la necessità, per le nostre Pmi, di adeguarsi alle leggi europee, attuali e in via emanazione, in materia di sostenibilità, rispetto dell’ambiente, risparmio energetico. Adeguare macchine obsolete a queste norme comporta ulteriori spese per aziende che già sono impegnate a ridurre all’osso i propri costi per competere. La somma di tutto ciò può portare il sistema manifatturiero nazionale e, in sostanza, l’intero sistema industriale del Paese, a un punto di non ritorno in fatto di competitività.
Occorrono allora interventi legislativi atti ad ammodernare i sistemi produttivi nazionali, favorendo il ricambio dei mezzi di produzione obsoleti, affinché le aziende manifatturiere possano migliorare la propria competitività internazionale, favorendo, altresì: il risparmio energetico, una maggiore sicurezza nel mondo del lavoro e la possibilità di meglio utilizzare quelle figure professionali che un più mirato mondo scolastico deve proporre, in accordo con le aziende.
L’intervento di ammodernamento della capacità produttiva aziendale può portare a un accrescimento di posti di lavoro, in quanto permette alle aziende, con il miglioramento delle linee e dei processi produttivi, di migliorare la competitività, avere maggiore domanda per i propri prodotti e, quindi, necessità di “mano d’opera” qualificata che sappia: utilizzare tecnologie moderne; avere la cultura di base per “imparare a imparare”; conoscere lingue straniere per muoversi sui mercati internazionali. In definitiva quello che oggi si va chiedendo alla scuola secondaria e all’università ma che, se non si creeranno le condizioni, rischiamo di vedere emigrare all’estero.
Siamo sicuri che l’autorità di Governo, il Ministro Guidi ne ha dato certificazione durante il suo intervento all’Assemblea di Confindustria, ha ben presenti tutte queste problematiche e non tarderà a risolverle. Come? A mio parere, innanzitutto tenendo in “pista” la Sabatini-bis. Poi aggiungendo un programma di ammodernamento dei mezzi di produzione, che può realizzarsi in due modi: premiando l’acquisizione di macchinari a tecnologia avanzata (Codice Ateco 28) che vanno in sostituzione di macchinari con più di dieci anni di vita, togliendo questi ultimi dal mercato; premiando l’acquisizione di macchinari a tecnologia avanzata, utilizzando il metodo Tremonti-ter.