«Non c’è dubbio che il clima sia cambiato e che sia ritornata un po’ di fiducia. Insomma, si percepisce un clima di ripresa. Anche se, intendiamoci, la crisi è ancora profonda». Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, commenta in questo modo l’attuale momento della situazione economica italiana. Fortis esprime questa opinione nel giorno in cui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in una conferenza stampa, presenta il “pacchetto per la competitività e per la crescita”. Con le nuove misure il governo vuole “aiutare le imprese a fare investimenti” in modo da “mettere la ripresa su un sentiero solido e duraturo”. Il decreto contiene incentivi alle imprese per 800 milioni di euro, con gli altri interventi legislativi si arriverà a un valore complessivo di un miliardo e mezzo di euro. È questo il calcolo fatto dal ministro dell’Economia insieme a Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo economico. La conclusione dei due ministri è che “ci aspettiamo da questi provvedimenti un’accelerazione della crescita nei prossimi trimestri”.
Che ne pensa, professor Fortis?
Credo che Padoan abbia ragione. Lo si percepisce girando nelle assemblee degli imprenditori, in tante città e province, che c’è una ripresa di fiducia. Lo sappiamo tutti che la crisi è ancora profonda, ma tutta una serie di provvedimenti che sono stati messi in atto, a partire da quelli fatti dal governo Letta, qualche effetto l’hanno avuto.
Però nel primo trimestre, il Pil ha avuto un segno negativo dello 0,1%.
Ma gli altri che cosa hanno fatto? Gli Stati Uniti hanno registrato un -1% con tutta la liquidità che hanno immesso nel sistema. E andate a vedere che cosa sta capitando in altri paesi, quali sono i numeri di questi paesi.
Le risorse appaiono comunque sempre limitate.
È vero, sono gocce rispetto alle necessità di un grande rilancio dell’economia. Eppure se lei guarda gli effetti che ha dato la Sabatini-bis, quella sui beni strumentali, e il “bonus mobili” può constatare che qualche cosa si è mosso. A questo occorre aggiungere che non si è forse dato il giusto valore agli 80 euro in busta paga. Ripeto, credo che Padoan abbia ragione e i prossimi trimestri dovrebbero dare risultati positivi.
In questi giorni c’è stata la visita del Fondo monetario internazionale.
A cui abbiamo dato un peso spropositato, come se non avvenisse anche in altri paesi. Per scoprire, tra l’altro, che noi siamo il Paese più virtuoso dell’Occidente. con l’avanzo primario che abbiamo, superiore persino a quello della Germania. Noi italiani sembriamo degli specialisti in autoflagellazione. E invece i segnali di ripresa ci sono. Basta guardare come sta andando il nostro export.
Può indicare qualche settore?
Il tessile e l’abbigliamento ad esempio, dove esportiamo bene nella zona dell’Unione europea e dove in alcuni paesi, come la Spagna e persino la Grecia si è ricominciato a consumare. Anche da noi ci sono stime di ripresa limitata dei consumi. È evidente che, data la profondità della crisi, non sono numeri per cui si possa esultare, ma una inversione di tendenza c’è e si vede. Il tutto dopo essere usciti da manovre restrittive pari a cinque punti di Pil. Vorrei comprendere proprio in Occidente chi ha fatto meglio di noi. Del resto questo ci è stato riconosciuto dall’Agenzia di rating cinese e dall’Ocse: tutto il mondo rallenta, l’unica che accelera è l’Italia.
Il giudizio sull’Italia è mutato in queste ultime settimane.
Forse noi non abbiamo ancora dato il giusto peso al risultato delle elezioni europee. C’è una situazione politica che è differente, si è trasmessa l’immagine di un Paese con maggior stabilità e questo conta molto nella valutazione degli investitori stranieri. Il fatto stesso che si prema per una serie di riforme cambia l’immagine dell’Italia. Tutto questo al momento non risolve i problemi di fondo che ancora esistono, ma segna quello che ho chiamato un clima di ripresa, un’inversione di tendenza.
C’è però una sorta di “doccia gelata” che viene dalla Commissione europea, che ha aperto una procedura d’infrazione per il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione.
Ma credo che quello sia un fatto che attende solo di andare a regime. Antonio Tajani, il commissario uscente aveva preso questo impegno e lo ha osservato. È vero che l’Italia è ancora in ritardo, ma credo che sia un problema che si è cominciato ad affrontare e che andrà a posto.
(Gianluigi Da Rold)