Il governo ha annunciato misure stimolative per fine agosto. Riusciranno a invertire la tendenza recessiva del mercato interno italiano? Il pacchetto “Sblocca-Italia”, che appare ben costruito, avrà un impatto positivo in quanto mobilizzerà parecchi miliardi di investimenti infrastrutturali. Ma sul piano sistemico non possiamo aspettarci grandi impulsi. Il governo ha promesso che non alzerà le tasse per coprire il buco di bilancio creato da una crescita inferiore alle previsioni nel primo semestre, nonché da un calo delle entrate fiscali, e che taglierà spesa pubblica per mantenere il deficit entro il 3%. Ma tagliare spesa senza ridurre le tasse significa togliere capitale al sistema, cosa che certamente non favorirà la ripresa. Inoltre, la promessa di non alzare le tasse appare non molto credibile in quanto è in atto un aumento di quelle indirette.



A conferma va osservato che in pochi mesi il governo Renzi ha riportato la pressione fiscale complessiva al 44%, livello di picco raggiunto solo dal governo Monti in fase di applicazione del massimo rigore. In sintesi, lo scenario migliore per l’autunno è quello di una interruzione della tendenza recessiva, ma senza un forte rimbalzo della crescita, quindi stagnazione.



Tale previsione potrebbe essere peggiorata da una riduzione dell’export verso la Russia, da un esito negativo della stagione turistica e da un ritorno della crisi di fiducia sulla solvibilità del debito italiano e, conseguentemente, della tenuta dell’euro. Il primo rischio è minore di quanto le cronache oggi facciano intendere, il secondo è elevato, il terzo è minimo perché ben presidiato dalla Bce.

In sintesi, mi sento di scommettere, a breve, sullo scenario di stagnazione. Meglio di una continuazione della recessione, ma non abbastanza per riassorbire la disoccupazione e per fare una crescita capace di rendere sostenibile il debito, fattore che determinerà il commissariamento europeo o meno dell’Italia. Anzi, un commissariamento morbido e informale è già iniziato quando Draghi ha imposto a Renzi, in occasione del loro recente incontro “privato”, un calendario di misure economiche (ottobre/novembre) tra cui è stata messa in priorità la flessibilità del mercato del lavoro.



Il Renzi morbidamente commissariato ha modificato la sua agenda di riforme per aderire a quella imposta dalla Bce, cercando di salvare la faccia con espressioni “sovraniste”. Quindi, di fatto, è Draghi il vero premier e ministro dell’Economia, pur in ombra. Se ciò verrà confermato, e Napolitano si è espresso indirettamente in tal senso, allora potremo essere un po’ più ottimisti per il 2015.

 

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