Il governo ha annunciato che la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza sarà pronta il primo di ottobre, con qualche giorno di ritardo rispetto al previsto. La ragione è che l’Istat sta ricalcolando il Pil sulla base dei nuovi parametri europei, che includono la ricerca scientifica, ma anche spaccio di droga e prostituzione. La Germania ha già applicato i nuovi parametri, anche se di fatto ciò non ha modificato sostanzialmente i parametri del Pil. Ne abbiamo parlato con Alberto Bagnai, docente di Politica economica all’Università G. D’Annunzio di Pescara.
Rimandare la nota al Def al primo ottobre è una scusa per guadagnare tempo perché il governo è in difficoltà?
Il governo è in difficoltà a prescindere, e questo dato non è che lo metta in evidenza più di tanto. Rimandare l’aggiornamento del Def è una decisione assennata. Siccome anche altri Paesi europei, e in particolare la Germania, hanno già proceduto da almeno un trimestre ad attuare questa revisione, è opportuno che anche gli indicatori italiani siano valutati su un piede di parità. Questo però non cambia la nostra situazione.
Quali saranno le conseguenze della revisione del Pil?
Un effetto atteso della revisione è che il Pil cresca, e quindi la manovra sarà verosimilmente minore perché si abbasseranno i vari rapporti al Pil che sono gli indicatori fiscali che usiamo. D’altra parte questa è una cosa che può succedere una volta sola. Se io decido di mettere nel conto del Pil anche spaccio di droga e prostituzione, una volta che l’ho fatto dal momento che queste sono variabili stabili nel tempo, il Pil calcolato con i nuovi criteri si muove in parallelo a quello calcolato con i vecchi criteri.
Quindi il Pil continua comunque a scendere?
Sì, come sta facendo da 13 trimestri. È quello che gli inglesi chiamano “window dressing”: mettere i fiori alla finestra per fare vedere che la situazione è buona può funzionare per un trimestre, poi nei trimestri successivi non funzionerà più. Questa non è una critica né all’Istat, né al governo, bensì un dato di fatto.
Nella nuova legge di stabilità ci saranno degli aggiustamenti anche sul 2014?
Pare che la linea del governo sia quella di chiedere all’Europa di rinviare gli aggiustamenti al 2015. Però che degli aggiustamenti ci debbano essere è ovvio, perché il Pil sta comunque diminuendo. Anche se noi per un trimestre lo facciamo salire mettendoci dentro droga, prostituzione e ricerca, poi nel trimestre successivo continuerà a scendere. E ciò significa che l’anno prossimo saremo di nuovo nei guai.
Quali sono state le conseguenze in Germania della revisione del Pil con i nuovi criteri?
In Germania la revisione non ha minimamente cambiato il profilo del Pil. Con il nuovo criterio di calcolo è inoltre emerso che la Germania è stata in recessione tra l’ultimo trimestre del 2012 e il primo trimestre del 2013. Anche la Germania quindi ha avuto la sua recessione della quale nessuno ha parlato perché dai criteri vecchi non risultava. Non enfatizzerei troppo questi aspetti, che sono legati a dei criteri di misurazione. A contare non è il dato giornaliero ma la tendenza.
Qual è la tendenza dell’economia tedesca?
L’economia tedesca sta perdendo slancio, e lo conferma anche il sito dell’istituto tedesco di statistica. È un fatto preoccupante per tutti, perché significa che la Germania non è un modello vincente. La sua politica del rigore e dell’austerità è molto opportunistica, tipica di un Paese creditore che vuole strozzare dei Paesi debitori, ma non la porta da nessuna parte.
(Pietro Vernizzi)