Il governo viene accusato di annuncite, ma si può liquidare con una battuta l’impegno preso dal ministro dell’Economia, in occasione dell’Ecofin di Milano sabato scorso, di tagliare sostanzialmente spesa e tasse? Non è chiaro se l’impegno riguardi 20 miliardi o riconfermi i 32 in un triennio già programmati mesi fa, ma l’azione stimolativa promessa è comunque importante. Da un lato, non ci si aspetti un taglio di tasse equivalente a quello della spesa in quanto c’è da ridurre il deficit di bilancio e parte del taglio, circa la metà, verrebbe usata per questo. Dall’altro, un taglio delle tasse di 10 miliardi, se indirizzato a favore delle imprese, avrebbe un certo effetto diretto, a occhio un aumento dello 0,4% del Pil. Ma, soprattutto, avrebbe un maggiore effetto di ricostruzione della fiducia, che è il vero volano per far ripartire consumi e investimenti, in quanto darebbe il segnale che il governo comincia a spostarsi sul serio dalla priorità del rigore, che ha caratterizzato i governi Monti e Letta, a quella della stimolazione della crescita.



Senza voler offendere alcuno, è noto che un governo di sinistra tende a non tagliare spesa pubblica e tasse sia per motivi ideologici, cioè la credenza che lo statalismo sia migliore del libero mercato, sia per non deludere i dipendenti del sistema finanziato da denari fiscali che sono la parte prevalente di elettorato rappresentato da questa parte politica. Pertanto l’evidenza di un governo di sinistra che taglia, anche se poco, apparati pubblici e tasse darebbe un grande segnale di ottimismo al mercato.



Tale effetto fiducia, considerando l’effetto stimolativo della svalutazione dell’euro, muoverebbe sostanzialmente il Pil 2015 verso un +1,5%-2% se il mercato ritenesse credibile una svolta pragmatica del governo. La questione è talmente importante da suggerire di non valutare gli annunci di Padoan e Renzi sulla base di quanto da loro fatto negli ultimi sei mesi, piuttosto deludenti e confusionari, ma di analizzare con meno pregiudizio lo scenario.

Secondo me, questa volta, il governo dovrà tentare di fare sul serio azioni stimolative forti, perché se non lo farà l’economia avrà un peggioramento sensibile ed entrerà in una spirale depressiva con effetti psicologici tali, cioè l’amplificazione della delusione sociale a seguito di un’illusione, da provocarne la rimozione. In sintesi, tenderei a credere che il governo voglia, finalmente, fare sul serio perché la sua sopravvivenza è in gioco.



Che poi ci riesca è un altro scenario, ma è conveniente per tutti reagire positivamente e non scetticamente a questo annuncio fino a prova contraria.

 

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