Nell’arco dell’intero 2014 il Pil dell’Italia diminuirà dello 0,4% anziché aumentare dello 0,5% come previsto in precedenza. È la stima dell’Ocse, secondo cui domanda debole e rischio deflazione frenano il nostro Paese facendone l’unico in recessione tra quelli del G7. Per l’Ocse ci sarà al contrario una “ripresa solida” degli Stati Uniti, con l’Europa che crescerà in media dello 0,8%. La Germania in particolare registrerà un +1,5% sia nel 2014 sia nel 2015. Come se non bastasse, ancora ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso il Pil dell’eurozona, indicando tra le cause di questa situazione “le sofferenze dell’Italia”. Abbiamo chiesto un’analisi di questi dati al professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze.



Che cosa nel pensa del -0,4% previsto dall’Ocse per l’Italia?

È spaventoso, non so che dire se non che è una notizia mostruosa. Finora si era arrivati a ipotizzare una crescita nulla. Se invece chiuderemo l’anno al -0,4%, vorrà dire che dovremo essere commissariati. Dal momento che il primo semestre è stato stazionario, vorrebbe dire che il secondo semestre sarà al -0,8%.



In che senso l’Italia in questo caso sarebbe commissariata?

L’Italia sarebbe sottoposta a una procedura d’infrazione e ad altre misure simili.

Ma l’Italia non è appena uscita da una procedura d’infrazione per il rapporto deficit/Pil?

In questo momento il problema dell’Italia è il rapporto debito/Pil, e non quello deficit/Pil. Il nostro Paese può inoltre entrare in procedura d’infrazione se non rispetta il Fiscal compact. È possibile che riusciremo a mantenerci su un rapporto deficit/Pil del 2,6%, ma dipenderà da molti fattori tra cui la legge di stabilità e la chiusura dei conti di quest’anno.



Sarà necessaria una manovra aggiuntiva?

Ritengo che non sarà così, perché il Pil monetario dovrebbe aumentare a causa della pressione inflazionistica derivante dalla modifica del tasso di cambio. Non sono quindi sicuro di questi dati Ocse, che secondo me sono abbastanza fantasiosi. L’operazione finanziaria di Draghi che ha abbassato il Pil monetario potrebbe avere conseguenze che per il momento non conosciamo. Non sappiamo quindi se sia vera questa misteriosa previsione sul -0,4%, che mi sembra molto curiosa. Dagli ultimi dati sulla produzione industriale risulta che stiamo “vivacchiando”, ora dovrebbe esserci un andamento in parte migliore.

Nel frattempo per Standard & Poor’s “le sofferenze dell’Italia sono diventate più pronunciate”. È il nostro Paese a frenare l’Europa?

L’Eurozona è influenzata dall’andamento dell’Italia. Siamo la pecora nera dell’Ue, perché mentre gli altri paesi, compresa la Spagna, hanno fatto le riforme, in particolare del mercato del lavoro, noi non abbiamo fatto nulla. La conseguenza è che l’Italia non cresce. Naturalmente accanto alla riforma del mercato del lavoro o come surrogato temporaneo si poteva anche ridurre l’imposta su imprese e lavoro autonomo.

 

Quali sono le responsabilità del governo Renzi?

Renzi ha preferito l’operazione demagogica degli 80 euro, che gli ha consentito e tuttora gli consente una grande popolarità. Con gli stessi fondi, pari a 8 miliardi, il nostro governo poteva dimezzare l’onere sui costi del lavoro dell’Irap. L’Italia è il malato dell’Europa, in quanto è l’unico Paese importante a non avere fatto le riforme del mercato del lavoro, del fisco e della spesa pubblica, per non parlare di quella della giustizia che è ancora nel caos. Abbiamo quindi questa situazione, che ci avvicina molto al commissariamento.

 

Siamo l’unico Paese Ue con questa situazione?

L’Italia è l’anello debole dell’Ue, il nostro debito è crescente e ciò rappresenta una grande preoccupazione per l’Eurozona. Il governo di sinistra di Renzi e la sua impotenza decisionale travestita da decisionismo ha avuto come conseguenza il fatto che siamo al palo. Per me è incomprensibile che Renzi goda ancora di tutta questa popolarità, ma il dato di fatto è che noi siamo l’unico Paese dell’Europa che non riesce a essere compatibile con l’euro.

 

(Pietro Vernizzi)