San Matteo non fa il miracolo. Matteo Renzi aveva promesso che avrebbe saldato i debiti della Pubblica amministrazione con le imprese entro il 21 settembre, ma nonostante gli sforzi del governo siamo ancora in alto mare. Il presidente del consiglio si è difeso spiegando che “tutti coloro che hanno avuto un debito e devono avere dei soldi possono averli iscrivendosi al sito del ministero dell’Economia. Chi va sul sito del governo trova la pratica per poter ricevere i denari. Intanto i soldi ci sono e quindi il 21 settembre l’impegno a pagare i debiti 2013 è mantenuto”. Beppe Grillo però ha subito attaccato il presidente del consiglio dal suo blog: “Ecco l’ennesima bugia del nostro premier che, balla dopo balla, ci sta portando verso il baratro”. Ma anche Antonio Tajani (FI), vicepresidente del Parlamento europeo, ha rimarcato: “La Pubblica amministrazione deve pagare almeno altri 60 miliardi alle imprese, una trentina di quelli stanziati e altrettanti da stanziare. Queste sono le cifre che il governo e le altre pubbliche amministrazioni non possono contestare”. Abbiamo chiesto un commento a Oscar Giannino, giornalista economico.



Giannino, hanno ragione le opposizioni a criticare Renzi sulla questione dei debiti della Pubblica amministrazione?

L’affermazione per la quale pagare un debito equivale da parte del debitore a invitare il creditore a presentare una richiesta online, in Italia è consentita dall’ordinamento solo quando ci sono le procedure concorsuali, cioè quando il debitore è fallito. Si fa quindi la ricognizione del patrimonio residuo, e a quel punto i creditori si iscrivono in una lista con il curatore o chi gestisce la procedura concorsuale che stabilisce l’ordine. Al di fuori di quel caso, pagare un debito significa estinguerlo ed è quindi un fatto oggettivo che ciò non è avvenuto.



Che cosa ne pensa del modo con cui Renzi ha tentato di spiegare il suo punto di vista?

Qui non è questione di punti di vista. L’estinzione del debito della Pubblica amministrazione con le imprese non è avvenuta, e negarlo significa andare contro un dato di fatto. Non nego le intenzioni di pagarlo, che da parte del governo ci sono, ma ciò di fatto non è avvenuto. Tra le motivazioni c’è il fatto che il meccanismo è farraginoso, che lo sconto bancario è una perdita per il creditore pari al 2% del credito vantato, e comunque al di là di tutte le modalità invocate dal governo, il debito non è stato estinto. Siccome è un fatto, tutto finisce lì. Poi il governo può dire come crede, ma siccome stiamo parlando di fatti e non di intenzioni non c’è nessuna ragione per polemizzare.



Insomma, Renzi ha scelto la modalità sbagliata per comunicare quanto è avvenuto? 

È un problema di credibilità generale. Renzi ci avrebbe guadagnato ad ammettere: “È vero, non abbiamo pagato integralmente, ma abbiamo tentato di porre in atto tutto il possibile per farlo”. Non si tratta quindi di interpretare diversamente dei numeri. Da questo punto di vista si finisce in un modo per me incomprensibile per dare un’arma in più a chi accusa il premier di fare solo annunci cui non corrispondono dei fatti. È così evidente che il dato di fatto è che il pagamento non è avvenuto con il saldo finale, che il governo aveva tutto da guadagnarci a riconoscerlo e nessuno avrebbe potuto “incarognire”.

 

Come sarà valutato questo fatto dai principali organismi internazionali?

Nel giudizio del Fondo monetario internazionale, molto articolato a corredo dell’abbassamento delle stime di crescita italiana, c’è un paragrafo relativo a questo aspetto, e lo stesso vale per l’ultimo rapporto di Fitch. Nelle stime di inizio anno sulla crescita del Pil italiano nel 2014 si tendeva a valutare come maggiore l’effetto che si sarebbe prodotto sull’economia reale attraverso il pagamento dei debiti della PA entro il terzo trimestre dell’anno. Dal momento che ciò non è però avvenuto, gli effetti ai fini della crescita sono stati minori delle attese.

 

Ha ragione Tajani a dire che c’è stato un mancato rispetto delle direttive europee?

La circostanza dell’accelerazione del pagamento dei debiti della Pa grazie alla minaccia della procedura d’infrazione è un altro fatto oggettivo. Bisognerà vedere la prossima Commissione come valuterà quanto è avvenuto. Da questo punto di vista la Commissione aveva valutato positivamente le procedure di accelerazione da parte del nostro governo. Non mi piace mettere il carro davanti ai buoi, con una previsione sulla modalità in cui la Commissione si esprimerà. Di certo però aiuterebbe se quando la Commissione procederà a un riesame dell’avviso di procedura di infrazione, nel frattempo il debito fosse stato pagato integralmente.

 

(Pietro Vernizzi)

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