In base alle previsioni correnti, nel 2015 l’economia italiana crescerà attorno allo 0,5%. Cosa determinerà lo scenario reale? Non la politica economica nazionale. Questa mostra la priorità di tenere l’equilibrio del bilancio statale secondo le euroregole combinata con quella di mantenere inalterata la spesa pubblica, pur limandola un poco.



Tale impostazione, simile pur con suoni diversi a quella dei precedenti governi Monti e Letta, implica la continuità di tasse elevate e l’assenza di stimoli fiscali al mercato interno e affida il rimbalzo dell’economia al traino di fattori esterni: (a) la svalutazione dell’euro indotta indirettamente dalla politica monetaria espansiva della Bce che rende più competitivi l’export e l’importazione di turismo; (b) la riduzione dei costi energetici per il calo del prezzo del petrolio.



Un forte effetto di questi fattori potrebbe portare la crescita del Pil italiano vicino all’1%. Ma il governo ha deciso di alzare le tasse sui carburanti e di aumentare i pedaggi autostradali, così annullando questo possibile risparmio stimolativo. Se, tuttavia, la svalutazione dell’euro fosse molto marcata, allora l’impulso al Pil italiano sarebbe tale da compensare altre inefficienze portandolo verso l’1% e forse sopra.

Probabilità? La Germania sta ostacolando azioni troppo espansive e svalutative da parte della Bce. Più importante, l’autorità monetaria statunitense (Fed) sta comunicando di non voler alzare troppo presto i tassi del dollaro, e quindi il suo valore di cambio contro euro, sia per non far crollare le Borse, sia per evitare l’insolvenza delle tante nazioni emergenti che si sono indebitate in dollari quando questa era previsto restare “basso”.



Pertanto, si può inferire che la svalutazione competitiva dell’euro vi sarà, ma probabilmente in quantità non tali da dare un impulso così forte alla crescita italiana. Ma se la domanda globale aumentasse di molto, l’export italiano andrebbe in boom compensando altre debolezze nazionali. Accadrà?

Dei quattro motori dell’economia mondiale solo l’America girerà bene nel 2015 (3,1%), mentre la crescita dell’Eurozona, da poco rivista dallo 1,3% a sotto l’1%, sarà piatta come quella del Giappone (0,8%) e la Cina mostra crescenti problemi rappresentati da una stima di crescita del 7,1%, insufficiente per quella nazione.

In sintesi, è probabile che la domanda globale cresca di un mediocre 3,2%. Quindi sarebbe un buon risultato per l’Italia confermare lo 0,5%, cioè riuscire almeno a galleggiare, considerando che basterebbe una piccola perturbazione internazionale per rimandarla in recessione.

 

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