In settimana sono attesi due stimoli importanti per l’economia: (a) la conferma da parte della Bce di un’azione straordinaria di reflazione dell’Eurozona che, in essenza, punta a una svalutazione competitiva dell’euro; (b) la presentazione da parte del governo di un pacchetto di facilitazione degli investimenti. Possiamo sperare che la combinazione tra queste azioni riesca a portare la crescita del Pil dal misero 0,4% previsto da Banca d’Italia per il 2015 a un’espansione economica più robusta?
La svalutazione dell’euro certamente faciliterà l’export italiano nelle aree non-euro. Ma l’effetto potrà essere maggiore o minore in relazione alla quantità della svalutazione e della sua durata, nonché agli andamenti dei mercati di sbocco. Al momento è prevedibile che il cambio euro/dollaro resti per almeno un anno tra l’1,10 e l’1,15 (la parità di potere d’acquisto tra i due è tra l’1,16 e l’1,17). Non sono escludibili ribassi maggiori, verso la parità 1 a 1, o crolli nel caso di incidenti sull’affidabilità del debito greco. Ma è anche probabile che America, Giappone e Cina non concedano troppo spazio di svalutazione all’euro per non pregiudicare l’export in dollari, yen e yuan. Pertanto è razionale mantenere per il 2015 la previsione detta e per il 2016 calcolare un cambio medio euro-dollaro tra l’1,16 e l’1,20.
Se così, l’impulso per l’export italiano sarà buono, ma non eccezionale. L’effetto sul Pil italiano verrà, però, moltiplicato dal boom probabile dell’export tedesco che importa componenti dalle industrie italiane.
Bisogna, tuttavia, tener conto di alcuni segni meno. Il crollo del mercato russo per sua implosione e per barriere all’importazione alzate come reazione alle sanzioni. Il minor assorbimento del mercato cinese perché in contrazione e di quelli delle nazioni produttrici di petrolio per la caduta del prezzo e quindi dei loro ricavi. Inoltre, la difficoltà di accedere a un credito sufficiente da parte delle imprese italiane potrebbe ridurre il potenziale di sfruttamento dell’opportunità.
Per questo motivo è importante l’effetto della facilitazione degli investimenti predisposta dal governo. Il pacchetto sarà adeguato? Bisogna aspettare i dettagli, ma probabilmente, pur stimolativo, non sarà sufficiente. Probabilmente il maggior impulso alla crescita verrà affidato all’importazione di turismo e di investimenti esteri attratti dal vantaggio valutario.
Un primo calcolo a occhio, che sintetizza queste considerazioni, porta il potenziale di crescita del Pil 2015 tra lo 0,8% e l’1,3% dallo 0,4% ora previsto. Ancora poco, ma sarebbe motivo di ritorno dell’ottimismo.