L’industria Italia dei sistemi per dormire sta concludendo il 2015 con segnali di crescita (+0,3% a oggi, con probabile ulteriore progresso a fine anno). Lo ha confermato Loris Bonamassa, presidente del Gruppo Sistemi per Dormire di FederlegnoArredo, intervenendo a Roma alla 16esima assemblea annuale di Ebia, la federazione europea del “bedding”. “Nel 2016 contiamo di registrare nuovi passi avanti, partecipando attivamente alla ripresa dell’Azienda-Italia”. La produzione mondiale di materassi e’ tornata ai livelli pre-crisi, ha confermato a Ebia 2015 l’economista Sara Colautti, del centro studi Csil. in Italia il settore e’ competitivo: anche l’export e’ in crescita nonostante la movimentazione del prodotto rappresenti da sempre una sfida riservata ad aziende capaci di controllare i costi all’interno di margini creati dalla qualità’. L’acquisto di un componente di sistema per il dormire (materasso, rete, guanciale, etc) tende in effetti a rientrare sempre di più’ in un modello di consumo alto. “Anche il cliente italiano sta gradualmente comprendendo che scegliere un materasso o una rete non è’ molto diverso dall’individuare un capo di fashion o perfino un’auto”, dice Bonamassa, patron del gruppo Dormiflex. La più importante iniziativa strategica del Gruppo – che comprende 26 produttori accomunati da una stesso approccio quality- oriented – e’ stato il lancio di “Riposo e Salute” : molto più’ di un sito online, un progetto educational di informazione-formazione con l’obiettivo di lungo periodo di diffondere e sviluppar la cultura del dormire sano. Certo, la sfida della qualità sta sollecitando l’intero comparto a cambiamenti importanti. “In Italia sono censiti 887 produttori rispetto ai 100 francesi e negli altri paesi Ue attivi nell’industria del dormire il livello di concentrazione e’ elevato”, osserva Bonamassa. È chiaro che gli investimenti in ricerca, marketing, certificazioni (rating e scoring stanno arrivando anche per reti e materassi) premeranno per un aumento tendenziale delle dimensioni aziendali: fusioni, acquisizioni, partnership, investimenti finanziari cominceranno probabilmente a interessare anche questo particolare segmento del Made in Italy. “Entro cinque anni il nostro settore avra prevedibilmente una fisionomia diversa, influenzando anche il riassetto dei canali distributivi”, sottolinea Bonamassa, ottimista sullo sviluppo del cambiamento.



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