La ripresa c’è. La fiducia delle famiglie sta salendo e anche quella delle imprese, seppur un po’ di meno. La disoccupazione sta scendendo, pur di poco. Ma ci sono due rischi: (a) pensare che le cose vadano bene così riducendo l’attenzione su quelle che vanno fatte per accelerare e consolidare la ripresa; (b) l’implosione della ripresa italiana quando non ci saranno più le anomale condizioni “esterne” che hanno favorito il rimbalzo dalla recessione. In particolare: prezzi bassi dell’energia e abbondante liquidità a basso costo combinata con la garanzia Bce, di fatto, sul debito italiano che ne ha abbattuto i costi di servizio e rifinanziamento, liberando spazio nel bilancio statale per la detassazione (dai 6 agli 8 miliardi).



Quanto tempo c’è? Circa un biennio di condizioni esterne favorevoli, cioè il 2016 e il 2017, se la turbolenza globale sarà ridotta, cosa per altro possibile. Quali azioni servono, nel prossimo biennio, per rafforzare la ripresa italiana e renderla meno vulnerabile al ritorno di condizioni esterne meno favorevoli, tra cui il rialzo dei prezzi energetici e la riduzione della copertura Bce?



La principale è aumentare gli investimenti capaci di trainare una forte, e prolungata, crescita del mercato interno. Ora sono del tutto insufficienti e i dati mostrano che lo saranno a lungo. Quelli pubblici sono limitati dai requisiti di pareggio del bilancio statale. Quelli privati, industriali, soffrono del fatto che le imprese si finanziano, per circa il 90%, via credito bancario perché sono troppo piccole per accedere a finanziamenti alternativi e il sistema bancario non è ancora risanato. Inoltre, le nuove regole europee di vigilanza bancaria sono talmente (e inutilmente) restrittive da ridurre il credito anche a piccole aziende sane. Infatti, la liquidità resa disponibile dalla Bce non riesce ad arrivare alle imprese in quantità sufficienti.



Questo enorme problema, che penalizza l’Italia più di altri, va risolto riducendo il disallineamento tra politica monetaria espansiva e regolazione bancaria restrittiva in sede europea. Il governo dovrebbe farsi sentire di più.

Resta comunque un gap di investimenti sistemici, quelli infrastrutturali i più produttivi, che potrà essere colmato solo da spesa pubblica in deficit e/o da un incremento del fondo di investimenti europeo organizzato da Juncker e da un aumento di investimenti diretti esteri in Italia oltre che dalla riparazione completa del sistema bancario.

Al momento si nota un aumento di investimenti esteri, ma se la situazione restasse questa la ripresa sarebbe a rischio. Attenzione.

 

www.carlopelanda.com