Ci sono ombre sullo scenario finora luminoso della ripresa nel 2016. I dati mostrano un calo dell’export europeo, e italiano, e una crescita meno robusta del previsto di consumi e investimenti. I governi italiano e francese, inoltre, mostrano preoccupazione per l’impatto del rischio terrorismo sui flussi turistici. Tale tendenza, rilevabile in tutte le nazioni dell’Eurozona meno Spagna e Irlanda, ha già indotto la Bce a valutare l’intensificazione dello stimolo monetario per accelerare la reflazione del sistema, in sostanza, svalutando di più il cambio dell’euro, rendendo disponibile al mercato ancor più liquidità a costo minimo e forzando la liquidità stessa verso impieghi produttivi e non “cassettisti”.
C’è molta attesa, e fiducia, per le decisioni che la Bce dovrebbe prendere il 3 dicembre in questa direzione. Gli attori del mercato finanziario, per lo più, stanno già scontando, per il 2016, Borse europee in crescita e un rallentamento non eccessivo della ripresa nell’economia reale, l’Italia vista come il mercato più promettente. Nello scenario, a queste condizioni nel presente, vedo un rischio delusione che potrebbe poi intaccare la fiducia, cioè il motore che spinge il risparmio a trasformarsi in consumi e investimenti e, quindi, in crescita.
L’attualizzazione del rischio d’interruzione della ripresa potrà essere evitata da due tipi d’azione: a) una a livello Ue finalizzata ad aprire nuovi mercati per l’export europeo e a ripristinare l’accesso interrotto in alcuni; b) l’altra sul piano delle politiche economiche nazionali per trasferire più denaro fiscale verso investimenti produttivi e, via riduzione delle tasse, dalla spesa per apparati pubblici agli attori privati.
La prima azione implica una riduzione delle sanzioni Ue contro la Russia, e viceversa, l’accelerazione dei negoziati per la creazione di un mercato unico euroamericano (Ttip) e di una nuova connessione con il mercato regionale sudamericano (Mercosur) sbloccato dalla svolta aperturista del neoeletto presidente dell’Argentina che favorirà anche gli accordi tra Brasile e Ue. La seconda azione implica, in Italia, la priorità di una riduzione delle tasse sulle imprese più anticipata e forte di quella promessa dal governo e, in Germania, quella di un maggiore impiego di spesa pubblica per investimenti, considerando che queste due nazioni manifatturiere sono la vera locomotiva dell’Eurozona.
Le azioni qui dette hanno certamente la capacità di mantenere elevata la crescita nell’Eurozona nel 2016 nonostante la turbolenza globale. Speriamo che i governi ne tengano conto.