Il Salone del Mobile sbarca in Cina: dal 19 al 21 novembre 2016 il più importante brand-evento globale del settore aprirà per la prima volta i battenti a Shanghai e sono già decise due altre edizioni nel biennio successivo. Lo ha annunciato ieri mattina FederlegnoArredo, che organizza ogni anno l’edizione principale del Salone alla Fiera di Milano e poi le manifestazioni internazionali collegate, come quella recentemente tenuta da con successo a Mosca. “Il Made in Italy cresce nel mondo”, ha confermato Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo, recentemente chiamato dal premier Matteo Renzi nel Business Council Italia-Cina. “Nel settore legnoarredo la ripresa c’è – ha sottolineato – anche grazie al bonus mobili che sta rafforzando la domanda interna, mentre l’export continua su ritmi robusti in molte macroaree, anche se pesano le sanzioni alla Russia”.



Ma nel fine d’anno di FederlegnoArredo i fari accesi sono tutti per la nuova avventura della  “festa del mobile Made in Italy”. La tre giorni nel novembre 2016 presso lo Shanghai Exhibition Center – ha detto il direttore generale Fla Giovanni De Ponti – muoverà un investimento di 2 milioni e porterà almeno una sessantina di espositori italiani, cui si aggiungeranno alcuni espositori cinesi: la sfida più delicata, è appunto quella di avvicinare i produttori cinesi agli “standard Salone del mobile”. Lo stimolo giungerà anche dalla particolare scelta di non aprire all’ingresso libero il salone a Shanghai. ma di attirare selettivamente le fasce alte della clientela cinese: non solo “super-ricchi”, peraltro in forte aumento nel paese del Dragone.



Le statistiche di settore sono comunque confortanti: le ultime stime parlano di un incremento delle vendite italiane 2015 in Cina del 19%, mentre un altro balzo del 40% è pronosticato entro il 2019. L’Italia è del resto oggi al primo posto come esportatore verso la Cina per il settore arredo, con una quota di mercato del 15% sul totale delle importazioni cinesi. Snaidero ha voluto in ogni caso condividere la “missione compiuta” sul decollo del Salone del mobile verso Shanghai con molte istituzioni: i due Governi e in particolare il Ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ed il Viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e poi l’Ice, il console generale cinese Wang Dong,  che in un messaggio ha confermato: “E’ un giorno molto importante – ha detto – per la Cina e per l’Italia. In Cina chiamiamo il Salone del Mobile le ‘Olimpiadi del Mobile’. Sono molto contenta che dall’anno prossimo potremo godere dello stile italiano anche a casa nostra. Credo sia un’ottima notizia per il mercato Cinese e anche per quello italiano”.



“Abbiamo investito molto tempo e molte risorse a questo progetto”, ha confermato De Ponti. “Abbiamo capito che non è possibile approcciare loro con uno stile occidentale, applicando i nostri schemi. Abbiamo voluto lavorare con umiltà e rispetto.”  L’idea ha preso forma anche attraverso l’apertura di un desk a Shanghai, che a sua volta ha portato alla fondazione di una società di diritto cinese, “dove lavorano tre dipendenti, di cui uno è cinese”. Questo facilita, secondo De Ponti, rapporto e fiducia, così da far sentire gli orientali totalmente coinvolti e poter incontrare così i maggiori rappresentanti del settore arredo nel loro paese. Due anni, poi, la costituzione del “Club Made in Italy”, al quale ad oggi hanno aderito più di quaranta aziende che hanno iniziato un percorso formativo – due giornate di formazione al mese – comune, che ha potuto preparare il terreno per l’evento previsto per l’ano venturo, che vuole trasmettere l’identità del Salone del Mobile – conosciutissimo dai cinesi, che ne apprezzano l’assoluta eccellenza – senza prevaricare la loro cultura.

Sarà un meeting fieristico su invito, ha confermato  il direttore generale Fla: il Salone si occuperà infatti non solo di selezionare le aziende espositrici ma anche i visitatori, che saranno individuati in base al target qualitativo di operatori che le imprese vogliono incontrare e che in Italia non hanno avuto modo di venire. Questa volontà di ridurre l’accesso ai padiglioni, ha specificato il presidente, è una scelta forte ma che rivela un progetto molto chiaro e preciso, che non lascia spazio alle ambiguità. Favorisce, inoltre, la possibilità di un vero dialogo orientato al business a cui a Milano, spesso, le aziende sono costrette a rinunciare a causa della ressa presso gli stand. De Ponti auspica che, attraverso l’inserimento di rappresentanti di commercianti non legati all’arredo, il Salone del Mobile di Shanghai favorisca uno scambio commerciale a tutto tondo. Fondamentale e non secondaria sarà anche l’offerta culturale: non mancherà, in questo senso, il tanto amato “salone satellite”, un collegamento con la gioventù del luogo; all’interno del quartiere saranno organizzate anche delle Master Classes dove architetti e designer incontreranno i colleghi cinesi, un’iniziativa già sperimentata a Mosca e rivelatasi idea di gran successo.

Alla presentazioni hanno preso parte l’economista Marco Fortis, Francesco Boggio Ferraris, della Fondazione Italia-Cina e Duccio Campagnoli, Presidente Bologna Fiere.

(Vicky Bonarelli)