Dopo appena sette anni dallo scoppio della crisi i policy maker scoprono pure le cause: difetto di domanda. Hanno scorto che, quando i redditi sono insufficienti per fare tutta la spesa che serve a smaltire il prodotto, la domanda si fa insufficiente a dar sostegno alla crescita, quindi i redditi così generati saranno ancor più insufficienti: il cane si morde la coda.



Incompetenti? Macché, competenti di competenze scadute. Talmente scadute che non s’avvedono che con 200.000 miliardi di dollari di debito pubblico e privato, gli Stati sono costretti a fare spending review proprio come i consumatori. Già, e quei competenti dove pensano stiano i produttori? Dai, su: sono titolari di una parte di quel debito, hanno disoccupato milioni di individui, tengono i magazzini colmi, stanno pur’essi in spending rewiev [].



Già, chi di loro, allora, vorrà mettere una fiche per fare quei 300 miliardi di euro del piano Juncker per imprendere e creare quel lavoro, che poi dovrà spendere, per fare la crescita? Beh, insomma tutti quelli della domanda aggregata giocano al risparmio. Giova rammentare a lor signori che la crescita economica si fa con la spesa, non con il lavoro, poco con gli investimenti, qualcosina con la produzione fatta per fare il magazzino merci che quella spesa, quando può acquista, e nulla più.

Per tutta risposta arriva la più convenzionale delle ipotesi: investimenti! L’Europa ha bisogno di essere più audace nell’incoraggiare politiche per gli investimenti, in particolare nel coinvolgere capitali privati nella spesa per infrastrutture, dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan a margine del G20 di Istanbul. “Dobbiamo essere audaci in Europa in termini di assunzione di rischi. Spero che l’azione politica saprà davvero facilitare gli investimenti nel settore, in particolare rafforzando gli investimenti dei privati in infrastrutture”.



[1] Il gruppo Air France-Klm dice di voler sostenere il suo recente piano strategico Perform 2020 riducendo gli investimenti di 300 milioni di euro all’anno sia nel 2015 che nel 2016 e ha confermato di voler eliminare l’equivalente di 800 posti di lavoro attraverso misure volontarie.

Che audacia signori! Chiedere di spendere a chi prima ha ritenuto di dover risparmiare sul Costo del lavoro per unità produttiva per aumentare la produttività, facendo venir meno i denari per acquistare quelle iperproduttive merci che ingolfano il magazzino, e che oggi dovrebbe investire per una rinnovata produttività delle infrastrutture.

Audacia per audacia sarebbe meglio rassodare quel potere d’acquisto che quando si esercita fa la crescita, che paga l’Iva per fare l’altra spesa – quella pubblica – che fa nuovamente produrre, investire, creando occupazione, altro reddito, altra spesa. Troppo audace?