«L’Italia è come un’imbarcazione che ha preso l’abbrivio e ha il vento in poppa, ora l’importante è tenere dritto il timone e non strambare». È la metafora marinaresca del professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, nel momento in cui si verificano tutte le condizioni ottimali per la ripresa. Da un lato lo spread Btp/Bund a quota 98,5 punti, sotto la soglia psicologica dei 100 punti base. Dall’altro la fiducia dei consumatori, rilevata dall’Istat, che sale dal 104,4 di gennaio al 110,9 di febbraio. E lo stesso vale anche per le imprese, la cui fiducia migliora sia rispetto all’attuale situazione economica del Paese (da -101 a -73) sia rispetto alle attese (da -3 a 23). Inoltre, secondo l’Istituto di statistica, “Per il primo trimestre 2015 è previsto il ritorno alla crescita del Pil”: “la variazione congiunturale reale prevista è pari a +0,1%, con un intervallo di confidenza compreso tra -0,1% e +0,3%”.  



Quanto contano i dati positivi sulla fiducia di consumatori e imprese?

Per quanto riguarda le famiglie, sia la percezione di quello che sta accadendo, sia il giudizio sulla propria situazione personale sono positivi. Ciò sembra preludere a un atteggiamento più favorevole anche nei confronti dei consumi italiani e non solo di quanto sta avvenendo all’esterno. È ciò che si aspettava da mesi, e cioè che si stabilizzasse un clima favorevole alla spesa da parte delle famiglie.



Ora che cosa deve fare il nostro governo?

I semi sono già stati piantati, a partire da misure come gli 80 euro in busta paga e gli interventi a favore delle imprese. Il nuovo regime fiscale per le nuove assunzioni e il taglio dell’Irap stanno creando le premesse, insieme al ribasso del prezzo del petrolio, per un possibile miglioramento della situazione economica. Abbiamo fattori che dipendono da situazioni già intraprese, ma di cui si stava aspettando la maturazione. Le tasse di fine anno e il fatto che il petrolio sia iniziato a scendere solo dalla seconda metà dell’inverno hanno fatto sì che il 2014 si sia chiuso ancora in una situazione di difficoltà.



Si poteva fare di più?

Sul piano delle azioni governative, con le poche risorse disponibili, era difficile fare di più. È pur vero che nel 2014 siamo riusciti a strappare un minimo di flessibilità all’Ue, e ciò ha consentito di attuare la misura sugli 80 euro e altre forme di intervento. Il bonus mobili è stato fondamentale per il settore legno e arredo, e se non ci fosse stato avremmo avuto alcune decine di migliaia di disoccupati in più. La legge Sabatini inoltre sta producendo quattro miliardi di investimenti in nuovi macchinari.

Perché allora, come ricordava prima, il 2014 complessivamente non è stato l’anno della svolta?

È stato necessario del tempo perché queste misure si trasformassero in un aumento del Pil. Quando è stata approvata la legge Sabatini sono partiti gli ordini, ma i macchinari sono prodotti solo ora. L’impulso sulle produzioni reali quindi si materializzerà soprattutto nei primi mesi di quest’anno. Questi interventi si incontrano con il fatto che le famiglie percepiscono che il peggio è passato e incominciano a consumare un po’ di più.

 

È soltanto una percezione o è un dato oggettivo?

Il fatto che il Pil oscilli tra il +0,5 e l’1% è un fatto piuttosto interessante per l’economia italiana. Da circa tre mesi c’è un miglioramento generale degli indicatori, ed è un miglioramento che va colto in pieno anche in termini di capacità di assecondare il fenomeno e di non contrastarlo con delle retromarce. Più che azioni in avanti, non bisogna più farle all’indietro. È come un’imbarcazione che ha preso l’abbrivio e ora deve cercare di goderselo il più possibile, anche perché ha fatto fatica a raggiungere il vento giusto o a remare andando a una certa velocità. Quando si prende l’abbrivio la cosa più importante è non strambare, cioè non bloccarsi.

 

Lei ritiene che l’Italia abbia preso l’abbrivio?

Sì, e sarebbe un vero peccato, dopo avere tanta fatica per prendere velocità, dovere rallentare e tornare indietro. In questo momento è necessario uno sforzo corale e di sostegno all’azione governativa, perché poi non abbiamo grandi possibilità alla luce dei vincoli di bilancio. Le polemiche sulla Rai all’economia interessano ben poco. Bisogna spingere sul momento di fiducia e godere del quadro internazionale favorevole che sembra cascare a fagiolo per sostenere lo stesso miglioramento della domanda interna.

 

(Pietro Vernizzi)