Dai complessi residenziali di Miami Beach alle grandi ville dei magnati russi e arabi, passando per i grattacieli di Tokyo e i palazzi dei Paesi scandinavi, al Teatro alla Scala e, di recente, al Bosco Verticale di Milano: solo alcuni dei luoghi nel mondo in cui si trovano le porte da interni di Effebiquattro, l’azienda di Seregno, in Brianza, leader del settore (250 mila porte prodotte all’anno) che quest’anno compie quarant’anni, e inizia il 2015 con ottimismo. Come? «Non c’è previsione teorica che tenga», dice a ilsussidiario.net il cavalier Mario Barzaghi, «bisogna andare a conoscere i mercati da vicino con la consapevolezza di realtà che oggi cambiano rapidamente. E se il mercato interno non dà segni di ripresa, occorre ripensarsi, concepire in modo diverso la rete commerciale. In una parola, continuare ad avere coraggio». 




Essere imprenditori in Italia oggi richiede più coraggio che altrove?
 
Il mercato interno è bloccato. Nel nostro settore tante aziende hanno chiuso. Per questo è fondamentale innovare, ricercare sempre nuovi mercati, nuovi prodotti e nuove tecnologie. 


Può darci un’idea della difficoltà del vostro settore?
 
Negli anni migliori in Italia si è arrivati a vendere quasi 5 milioni porte; poi la produzione si era assestata su una quantità di 4,3 milioni di porte, di cui circa 1,6 milioni prodotte da aziende industriali e il resto da un tessuto artigianale serramentista, fatto di circa ventiquattromila falegnamerie. Oggi è tutto cambiato. 




Com’è la situazione adesso?
 
Oggi in Italia non si vendono più di 3 milioni di porte e gran parte della produzione è destinata ai mercati esteri, mentre prima della crisi economica la quasi totalità delle vendite riguardava il mercato interno.


Nel 2015 la Effebiquattro compie quarant’anni. Un momento difficile per celebrare un compleanno. Come ve la siete cavata con la crisi?
 
Sono stati quarant’anni di passione, coraggio e sacrifici. Dopo il 2007, tra gli ultimi anni quello migliore, abbiamo affrontato fasi altalenanti a causa della difficile congiuntura che ha coinvolto tutto il settore edile, fino a vedere un miglioramento nel 2013. Riguardo al 2014, possiamo ritenerci soddisfatti con un risultato superiore dell’11-12% sull’anno precedente. Quindi credo che siamo sulla strada giusta e mi auguro che l’anniversario sia anche di buon auspicio per la ripresa. Abbiamo numerose novità di prodotto all’insegna del design e della qualità, che presenteremo nel corso dell’anno.




Come avete fatto?
 
La strategia competitiva e commerciale adottata su nuovi mercati esteri è stata decisiva. Sei anni fa le esportazioni rappresentavano il 28% circa del nostro fatturato. Nel 2013 siamo arrivati attorno al 40% e nel 2014 al 42-43%. Sul mercato interno abbiamo invece puntato sulla grande distribuzione. 


Previsioni per il 2015?
 

Prevediamo un incremento del 10%, puntando molto sul mercato interno.


Mi ha appena detto che il mercato interno è fermo…

Il mercato italiano resta comunque la nostra priorità. La crescita dei risultati qui è sempre in cima ai nostri obiettivi, nonostante le difficoltà oggettive.


Come pensate di fare?
 
Quello che abbiamo imparato a fare negli anni della crisi: andando a guardare da vicino il mercato e differenziando i canali di distribuzione. La nostra attenzione è finalizzata alla nuova strategia 2015-2018 che presenteremo alla nostra forza vendita e a tutta la clientela.


Tra poco parteciperete al MADE (la fiera del settore costruzioni in programma a Milano dal 18 al 21 marzo). In un mondo globalizzato, dove i rapporti virtuali sono sempre più determinanti, perché ha ancora senso partecipare a una fiera?
 
È vero che i tempi sono cambiati, ma una fiera come il MADE è una vetrina di rilevanza internazionale e un’occasione importante per incontrare gli altri operatori del settore, i colleghi, gli agenti, i rivenditori, i distributori, tutti gli addetti ai lavori, per vedere i prodotti e condividere idee.

 
Il mondo rimane però ben più grande…
 
Da una fiera si genera un tam tam d’informazioni che va all’esterno e si ritrova sul mercato. Oltre al fatto che, magari, si porta a casa qualche buona opportunità. 


Un altro modo per conoscere a fondo il mercato…
 
In questi ultimi cinque anni è sparito ogni altro riferimento, non c’è dato statistico sul mercato che sia affidabile, che ti possa dare previsioni sull’andamento dei prodotti: bisogna andare a conoscere direttamente il mercato. 


Ad esempio?
 
Pensi ad esempio al mercato russo, da noi servito ormai da più di 20 anni: in poco tempo si è passati da quaranta rubli per un euro, a quasi cento e di recente a ottanta. Come faccio a fare una previsione per il 2015? 


Come fa?
 
È un grosso punto di domanda. Vedremo. Stiamo continuando a lavorare anche se non vedo prospettive di crescita. Nuove aree di sviluppo fanno parte del nostro progetto. 

 

(Silvia Becciu)